Cultura

Herlitzka, fare l'attore è una cosa seria

Tanta ironia al Bif&st nella sua lezione di cinema

Roberto Herlitzka al Petruzzelli per il Bif&st

Redazione Ansa

"Voglio fare l’attore, voglio fare l’attore", questa la frase-tormentone e guida di Roberto Herlitzka è quella anche che dice ogni volta che affronta il palcoscenico che, almeno secondo lui, va sempre temuto e rispettato. Questo uno dei momenti clou della masterclass tenuta al Bif&st da Herlitzka, classe 1937, al Teatro Petruzzelli che ha raccolto una lunga standing ovation. Una lezione di teatro, cinema e recitazione nel segno di un’ironia che forse non ci si aspetta da questo artista dalla fisionomia melanconica e che stasera riceverà il Premio Federico Fellini Platinum Award. Intanto "Voglio fare l’attore", è anche il titolo di un libro di Herlitzka e allo stesso tempo la frase che sintetizza la decisione presa tanti anni fa a Torino:"da ragazzino decisi di fare attore il giorno che andai a vedere un’operina del Settecento.

Quando arrivò il momento degli applausi e i cantanti vennero a ringraziare, mi sono detto 'io faro attore'. Badate bene l’attore e non cantante, e lì sono salito definitivamente sul carro di Tespi". Confessa poi Herlitzka con la sua pacata ironia: "Ho fatto tanti film di nicchia, di quelli che non vede nessuno e spesso ho fatto personaggi che hanno un lato difficile, nascosto. Personaggi vicini a quelli di Thomas Bernhard, uno dei miei autori preferiti, che sono in genere in preda ad un’ironia cosmica". Per recitare, spiega poi, serve "una dedizione totale come accade per tutte le forme d’arte, ma va sempre distinta la differenza tra cinema e teatro. Nel cinema le cose avvengono in quel momento, nel teatro ci sono le prove, si discute con il regista, c’è un maggiore scambio".

Il suo storico ruolo di Aldo Moro in Buongiorno notte di Marco Bellocchio, nasce, racconta, "da un accordo con lui. Dovevo fare solo un uomo prigioniero condannato a morte, non dovevo ispirarmi troppo ad Aldo Moro. Così, alla fine, ho immaginato di essere io il prigioniero senza immedesimarmi troppo". E ancora su Marco Bellocchio con il quale ha lavorato più volte: "La sua sola presenza obbliga gli attori a dare come il meglio di sé. E proprio per Buongiorno notte ci fu un giorno che Marco mi convocò e mi fece leggere una scena. Dopo avermi ascoltato con grande attenzione, mi disse con i suoi modi gentili, con quella sua cautela: 'evita di fare quel birignao'. Una cosa orribile detta a un attore di teatro, ma da lui la accettai. Solo dopo ho scoperto che l'aveva detto anche a una grandissima come Piera degli Esposti". Il segreto della recitazione? "La naturalezza. È lo scopo massimo a cui si tende, questo non vuol dire mangiarsi le parole, ma sentirne la musica. Studiare la naturalezza è come studiare le note, significa essere per nulla naturali, altrimenti non funziona". Regista più amato, Antonioni ma anche Eric Rohmer. Quanto agli attori: "Allen, Jerry Lewis, ma al vertice di tutto quel genio che era Charlot".

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