Cultura

Mastandrea, il mio film per l'Italia che resiste

Attore vince a Mosca il Silver George per la regia di 'Ride'

Valerio Mastandrea

Redazione Ansa

"Questo è il mio primo film, io sono un attore quindi essere premiato come regista mi sembra davvero molto. Oggi è un giorno molto importante in Italia e dedico questo film a tutti gli italiani che non si arrendono e che resistono".
Così Valerio Mastandrea nel ricevere il Premio "Silver George", per la migliore Regia al 41º Festival Internazionale di Mosca per la sua opera prima'Ride'. Tra i giurati: Kim Ki-duk e Valia Santella, il regista turco Semih Kaplanoglu, l'attrice russa Irina Apeksimova e l'attrice finlandese Maria Jarvenhelmi.
Ride', opera prima di Valerio Mastandrea, è un film con tanti registri narrativi, dal surreale al drammatico, e con al centro una storia divisa tra morti bianche, ironia e dolore. Il film racconta infatti della vigilia di un funerale e di una vedova di un operaio morto sul lavoro che non riesce proprio a piangere.
"Oggi - ha detto Mastandrea in un'intervista - è difficile entrare in contatto con le proprie emozioni a causa di un sistema che dimentica presto. Non bisogna mai permettere di diventare passivi, di perdere il senso dell'umanità. I media stanno addosso a queste cose, ma solo per poco tempo per passare poi a una nuova notizia più fresca". Siamo in una domenica di maggio sul litorale laziale, a Nettuno, a casa di Carolina (Chiara Martegiani), fresca vedova di un operaio morto sul lavoro, Mauro Secondari. È l'ennesima 'morte bianca' nella fabbrica che ha mobilitato ancora una volta i media e che accade poi in una famiglia di operai da tre generazioni. E così, a ventiquattro ore dalla cerimonia, si seguono le vicende del padre operaio a riposo di Mauro, Cesare (Renato Carpentieri), di suo fratello Nicola (Stefano Dionisi) 'pecora nera' della famiglia e, infine, del figlio adolescente della vittima che si prepara con una amico, alla probabile intervista che gli farà il tg l'indomani sulla morte del padre. Ma Carolina non piange, non ce la fa.
"Bisognerebbe vivere queste cose in maniera sana, ormai alla morte sul lavoro ci siamo abituati come se la 'morte bianca' sia normale - dice Mastandrea -. C'è una società che non vede, non vuole vedere e in questo c'è solo grande ipocrisia". E l'attore regista, che aveva già dedicato al tema delle morti sul lavoro nel 2005 il suo unico corto Trevirgolaottantasette (la media delle persone che ogni giorno in Italia muoiono per un incidente sul lavoro) aggiunge: "In sceneggiatura non ci siamo posti il problema dei vari registri narrativi, questi sono venuti un po' da soli". Dopo il premio per Ride, la regia potrebbe ancora tentarlo: "Perché no - sorride- potrebbe diventare un secondo lavoro".

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