Cultura

Martini, al Tff vedremo gli 'invisibili'

La direttrice, su Netflix ha ragione Venezia

Manifesto del Torino Film Festival

Redazione Ansa

TORINO - La funzione dei festival? "Quella di essere, oggi più che mai, una sorta di distribuzione alternativa per quei film che non arrivano mai in sala. Quei film indipendenti più piccoli che i giovani possono scoprire ed apprezzare". A parlare così è Emanuela Martini, direttrice artistica del Tff (Torino Film Festival) della 36/ma edizione (23 novembre - 1 dicembre). E il cinema italiano? "Qualche piccolo ritocco oggi andrebbe fatto alla nostra cinematografia specie sulla scrittura, e non solo, ma va detto che questo momento storico del nostro paese non è certo troppo fertile e creativo in generale anche se a volte questo potrebbe essere alla lunga un vantaggio" dice ancora la Martini, esperta di cinema inglese e che già da bambina consumava maratone di cinema a Forli dove è nata.

In questa edizione del festival di Torino comunque solo un film italiano in concorso tra i 15 in competizione: 'Ride' di Valerio Mastandrea. "Va considerato che il Tff è un festival internazionale e quindi richiede la giusta selezione e poi quest'anno molti film hanno subito il blocco della commissione ministeriale e non erano pronti. E poi, ovviamente, tutti tentano di andare a Venezia una cosa del tutto comprensibile".

Su Netflix Emanuela Martini che dirige il festival dal 2014 ha le idee chiare: "Ha ragione Venezia a prendere i film Netflix e sbaglia Cannes a proibirli. Voglio vedere se gli si offrisse l'atteso film di Martin Scorsese 'The Irishman' se avrebbero il coraggio di rifiutarlo. È vero che la Francia ha una legge benemerita rispetto al cinema, un protezionismo legittimo verso gli esercenti, ma anche il mercato ha le sue leggi e poi non è vero che le due cose sono incompatibili, ad esempio il film 'Sulla mia pelle' sul caso di Stefano Cucchi è andato bene anche in sala".

Ma la sala resta la sala: "oggi sono andata a una lezione del primo anno della scuola di cinema dove i professori hanno espressamente proibito ai loro studenti di vedere film sullo smartphone. Credo che questa sia la strada giusta da cavalcare. Quando nelle retrospettive vedo gli studenti guardare per la prima volta i classici da loro amati sul grande schermo sono lì a bocca aperta. E questo vorrà dire pur qualcosa".

Infine tra i film più attesi di questa edizione: 'Santiago, Italia' di Nanni Moretti, documentario che chiuderà la manifestazione dedicata al Cile nel settembre 1973. In quella occasione, dopo il colpo di stato del generale Pinochet, l'Ambasciata italiana a Santiago ospitò centinaia e centinaia di richiedenti asilo. Da Moretti la ricostruzione di quella vicenda attraverso interviste ai protagonisti.

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