Cultura

Martone, Il futuro è donna

Passata in concorso ultima parte della trilogia su Italia

Redazione Ansa

''Con 'Capri Revolution' si chiude la mia trilogia con una donna che vediamo di spalle e che guarda verso un futuro ignoto. Gli altri due film, 'Noi credevamo' e 'Il giovane favoloso' avevano figure potentemente maschili, ma questa volta si chiude, non a caso, al femminile. Siamo in viaggio, questo il senso vero di questi tre film si va verso qualcosa senza pensare di trovare delle soluzioni''. Così oggi al Lido Mario Martone parla del suo film passato oggi in concorso alla 75/ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica e che sarà in sala con 01 dal 13 dicembre. E ancora il regista napoletano:''C'è un filo nella mia trilogia: i protagonisti sono sempre ribelli e sono giovani. E' un modo questo per raccontare una Italia non doma ed è anche un modo di rapportarsi con il mondo di cui l'isola di Capri è solo una metafora. Il confronto nell'isola è inevitabile in un tempo come oggi in cui ci sono tanto odio e paura a fare da collante''. Il film ci porta a Capri nel 1914, a ridosso della prima guerra mondiale. Qui, in quest'isola dove il mito sembra essere di casa, troviamo una comune di giovani nordeuropei proto-hippie guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat) pittore-mistico alle prese con una terapia di danza salvifica che ricorda tanto i quadri di Matisse. Ma a Capri vive anche l'Italia rurale di Lucia, giovane capraia (Marianna Fontana, una delle gemelle di Indivisibili) piena di curiosità, e quella positivista, lontana da ogni fantasia, del giovane medico del paese (Antonio Folletto). L'idea del film spiega il regista nasce ''quando ho visto le opere del pittore Karl Wilhelm Diefenbach e ho scoperto che la sua comune, omeopata, vegetariana e anti-militarista anticipava esperienze degli anni Sessanta. Poi con un corto circuito sono passato all'artista Joseph Beuys e alla sua opera Capri-Batterie. L'arte - ci tiene a dire Martone oggi al Lido - non è una questione solo estetica, attraverso di lei ci si mette in relazione con le persone anche in senso politico''. Sulla figura femminile della protagonista Lucia dice ancora:''Il finale del film è legato al personaggio di Lucia, alla sua parabola esistenziale e soprattutto al fatto che lentamente supera tutti i modelli maschili che attraversa. Lei viene da una famiglia patriarcale, a cui si ribella, ma in Lucia resta sempre l'amore. Il fatto è che le donne hanno oggi una centralità maggiore visto che gli schemi maschili non riescono più a rinnovarsi''. Da Martone comunque una trilogia tradizionalmente tutta in costume: ''Il passato può essere un mezzo per analizzare meglio il presente. Il cinema è in fondo una macchina del tempo per guardare le cose da un'altra angolazione. Anche quando vai in analisi in fondo - conclude - sei riportato verso il tuo passato'.

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