Cultura

Claude Lanzmann, addio all' autore di Shoah

Amico di Jean-Paul Sartre, fu anche filosofo e scrittore

Redazione Ansa

Una vita per la memoria. Il grande regista Claude Lanzmann è morto oggi all'ospedale Saint-Antoine di Parigi. Aveva 92 anni. Ad annunciarlo è stato il suo editore Gallimard. Francese, discendente di una famiglia di migranti ucraini e bielorussi, l'uomo che per tutta la vita si è battuto per le cause che riteneva giuste, attraversando la storia del XX/o secolo, lascia ai posteri 'Shoah' (1985), film documentario di nove ore e trenta minuti sullo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra Mondiale. Nella pioggia di omaggi da tutto il mondo anche quello del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. "Chiunque di noi si chieda quale sia la nostra responsabilità in quanto tedeschi dovrebbe vedere 'Shoah'. Grazie al suo lavoro di memoria, Claude Lanzmann ha reso possibile una riconciliazione. E durerà. Ci mancherà", ha scritto su Twitter. Mentre il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Emmanuel Nahshon, deplora una "perdita enorme per l'umanità". In Francia, gli omaggi si sono susseguiti per tutto il giorno, dai massimi vertici dello Stato, fino ai semplici cittadini. Per la ministra della Cultura, Francoise Nyssen "Lanzmann ha imposto le sue immagini contro l'oblio, l'arte contro il negazionismo. Era un grande uomo, con Shoah, ha contribuito a costruire la nostra memoria collettiva". Dall'opposizione, il leader dei Républicains, Laurent Wauquiez, saluta un uomo che "ci ha aperto gli occhi" sugli orrori della guerra. "Un uomo incredibile, che ha offerto al mondo la parola Shoah per dire l'indicibile", dichiara invece il gran rabbino di Francia, Haim Korsia.Strenuo difensore della causa di Israele, Lanzmann ha avuto un'esistenza fuori dal comune. Non solo regista e sceneggiatre ma anche scrittore e giornalista, direttore della rivista Temps Modernes fondata dal filosofo e strettissimo amico Jean-Paul Sartre. Tra l'altro, Lanzmann ebbe una grande storia d'amore con Simone de Beauvoir. L'editore Antoine Gallimard, che oggi ha annunciato la scomparsa, ha ricordato un "uomo notevole, di grande temperamento, pienamente impegnato nelle lotte sociali e politiche del suo tempo". Nato il 27 novemrbe 1925, l'uomo dalle mille vite raccontò il suo percorso in un libro di memorie, 'La lepre della Patagonia' (2009) in cui spiegava come, da bambino, al liceo Condorcet di Parigi, scoprì l'antisemitismo. In quelle pagine, ammise anche che "per viltà", non si schierò in difesa di un compagno di nome Levy, regolarmente oggetto di vessazioni da parte degli alunni antisemiti. Perché evocare questo episodio poco glorioso? "Perché è la verità - rispose Lanzmann - se non l'avessi raccontato, sarebbe risultato falso tutto il resto". Nel 2015 l'intellettuale francese capì che anche lui non sarebbe potuto sfuggire alla morte. "La morte è qui, può arrivare ad ogni momento. E questo è molto male". Contraddicendo Heidegger, aggiunse: "Morire non ha nulla di grande, tutto il contrario, è la fine della possibilità di essere grandi. L'impossibilità di ogni possibilità". 

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