Cultura

Da diari di Duras La douleur dell'attesa

Al Bif&st pagina di storia francese con Thierry, Magimel, Biolay

Redazione Ansa

È difficile mettere mano a un testo di Marguerite Duras, pieno di atmosfere intime e parole alte come La Douleur, e farne un film omonimo come quello di Emmanuel Finkiel passato ieri sera al Festival di Bari. Difficile distaccarsi dal testo dell'autrice, derivato da un suo diario, che racconta come nel giugno 1944, nella Francia sotto l'occupazione tedesca, lo scrittore Robert Antelme, maggior rappresentante della Resistenza e marito della scrittrice, venga arrestato e deportato. La sua sposa, Marguerite Duras (Melanie Thierry), è presa subito dall'angoscia di non avere sue notizie e soprattutto dal senso di colpa per la relazione segreta con il suo amico Dyonis (Benjamin Biolay). Pronta a tutto per di sapere qualcosa di Robert, la donna si lascia coinvolgere poi in una relazione ambigua con un affascinante agente francese della Gestapo, Rabier ( Benoît Magimel ) l'unico a poterla davvero aiutare. Cosa che crea, tra l'altro, legittimi sospetti da parte della Resistenza francese a cui la Duras aderiva. Nel film così la sincopata angoscia della Duras, scandita da lunghi monologhi tratti dai suoi diari. E questo nel caos di una Parigi, ancora occupata, ma già vicina a quella liberazione in cui tutto sarebbe cambiato. "Questa donna che attende il ritorno del marito dai campi di concentramento faceva eco alla figura di mio padre, una persona che aspettava sempre. Anche quando ebbe la certezza che la vita dei suoi genitori e di suo fratello era finita ad Auschwitz" dice a Bari il regista di Voyages e Je ne suis pas un salaud. "Di fronte il camino, il telefono è vicino a me. A destra, la porta del salone e il corridoio. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso. Potrebbe ritornare direttamente, suonerebbe alla porta d'ingresso: "Chi è? - Sono io". Così il regista annuncia l'attesa, vera protagonista del film come del romanzo, citando questa frase a inizio de La douleur, tratta dal giornale personale che Duras aveva scritto dopo l'arresto di suo marito nel '44, e poi a lungo dimenticato. E ancora in una delle scene del film il suo amante Dionys le dice con perfidia:"Ogni giorno di attesa ti sei distaccata (da Robert), ogni giorno di più. E questo non lo sopporti". E Marguerite, quasi sussurando, gli risponde: "sei un bastardo", ma poi cade nelle sue braccia. Rivela Finkiel a Bari:"Tra i due ci fu un vero gioco di seduzione, una seduzione, che come racconta la biografia della Duras, divenne vera avventura d'amore. In realtà la scrittrice già quando viveva con il marito -aggiunge - viveva more uxorio con il collaborazionista Dionys".
   

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