(ANSA) - VENEZIA, 31 AGO - Nei suoi film, nell'arco di quasi
60 anni, di cui alcuni in esilio dalla Polonia comunista, Jerzy
Skolimowski, ha voluto raccontare "gli outsider. Mi interessano
le persone ai margini della società, i perdenti, quelli che non
trovano un posto nella vita, nel mondo. Anch'io sono stato
migrante, so come ci si sente quando devi trovare un nuovo posto
dove vivere" . Lo dice il cineasta, classe 1938, al Lido, dove
riceverà da Jeremy Irons il Leone d'oro alla carriera durante la
cerimonia d'apertura. "I migranti - prosegue - sono uno dei
problemi più importanti della nostra epoca ma meritano di essere
guardati con empatia. Il cinema dovrebbe farne uno dei propri
argomenti principali nel futuro". Regista, scrittore,
sceneggiatore, attore (da Ingenui perversi di Wajda a The
Avengers), Skolimowski, tornato in Polonia da circa 10 anni, ha
vinto, fra gli altri, nel 1967 l'Orso d'oro a Berlino per Il
vergine, a Cannes nel 1978 il Gran premio della giuria per
L'australiano e nel 1982.
Skolimowski, cinema racconti migranti
Regista, il Leone d'oro alla carriera dovrò meritarmelo