Cultura

Barbara Steele, i miei sogni con Fellini e Gosling

L'icona del cinema d'horror e d'autore premiata a Fantafestival

Redazione Ansa

    Come Fellini, ''che mi chiamava tutte le mattine, mentre giravamo Otto e mezzo, anche Ryan Gosling ha una passione particolare per i sogni. Solo che Ryan mi ha chiesto di farne sul personaggio che ho interpretato nella sua opera prima da regista, Lost river (2014). Io non riesco a sognare a comando, così me li sono inventati... l'ho fatto felice così''. Lo dice sorridendo Barbara Steele, occhi profondi e carisma inalterato, ripercorrendo con i giornalisti alcune tappe della sua carriera da icona del cinema horror (e d'autore), a Roma per ricevere il 29 giugno il premio alla Carriera del Fantafestival che gli dedica anche una retrospettiva.
    Inglese, classe 1937, dopo un debutto in patria in teatro al cinema e un breve periodo poco felice a Hollywood (con tanto di fuga dal set di Stella di fuoco, diretto da Don Siegel, con Elvis Presley), arriva in Italia, grazie a Mario Bava che la vuole per La maschera del demonio (1960): ''Il feeling immediato che ho sentito con questo Paese porta veramente a credere che viviamo più di una vita. Mi sono sentita subito a casa. Dopo essere cresciuta in un'Inghilterra austera e povera, venire in Italia è stato come tuffarmi nel sole, è stata una grande storia d'amore. Mi sono pentita di essermene andata e per anni ho continuato a sognare i miei anni qui''. Dopo il film con Bava (''Un vero gentiluomo''), Barbara Steele è scelta da un altro maestro dell'horror come Roger Corman per Il pozzo e il pendolo (1961) e nel 1963 da Federico Fellini per Otto e mezzo: ''Tutti amavano Fellini, e volevano lavorare con lui, era un uomo emotivo e appassionato, che non mostrava nessuna forma di narcisismo, ho passato bellissime serate insieme a lui e Giulietta a giocare a Sciarada... Poi amavo molto il modo con cui si rivolgeva a tutti sul set''. Durante il casting del film durato tre mesi, ''ti capitava di trovare di tutto, contesse, prostitute, neonati... Al provino mi ha fatto domande intime che non c'entravano niente con il recitare, tipo, 'Ti piace l'aglio?', 'Hai animali?' Poi durante le riprese non c'era sceneggiatura, lavoravamo con i fogli che ci dava di giorno in giorno, e Giulietta ci portava le sue torte fatte in casa''.
    Nonostante il cast di donne ''tra noi non c'erano gelosie, l'atmosfera era straordinaria''. E Mastroianni? ''Era così dolce e pigro... lo trovavi spesso a dormire da qualche parte''.
    L'attrice che condivideva con Fellini anche la curiosità per il paranormale, ricorda anche ''la presenza sul set di un mago siciliano, che ogni mattina rompeva un uovo in un bicchiere, lo esaminava e diceva a Federico come sarebbe andata la giornata di riprese. Una volta in cui si stava per girare una scena con 300 comparse il mago disse che non era una buona giornata e Fellini si fermò... il produttore era fuori di se'...''. Fellini offrì a Barbara Steele anche una parte in Casanova: ''Avrei dovuto recitare un'alchimista capace di risvegliare la virilità degli uomini.. molto prima del viagra. Ma poi purtroppo quella parte di sceneggiatura è stata tagliata''.
    Dopo i film con Freda e Margheriti, è diventata per gli appassionati la regina dell'horror, '' ma era una etichetta che trovavo frustrante, i registi continuavano a vedermi negli stessi ruoli. E' un problema che hanno avuto anche grandi attori come Christopher Lee e Vincent Price''. Nel suo percorso è stata anche attrice nelle opere prime di futuri grandi registi, come Volker Schlondorff (I turbamenti del giovane Torless, 1966), Jonathan Demme (Femmine in gabbia, 1974), David Cronenberg (Il demone sotto la pelle, 1975) , Joe Dante (Piranha, 1978). Fino all'incontro di due fa con Ryan Gosling: ''E' venuto a casa mia, portandomi enormi quantità di fiori, insieme alla compagna Eva Mendes, e al loro cane, per pregarmi di recitare nel suo primo film, Lost river. E' un uomo molto sensibile, non ha nessuna volgarità, è umile, ma vista la particolarità della storia, voleva che tutti che recitassimo come lui. Era come se fossimo maschere del teatro kabuki''.
    (ANSA).
   

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