Cronaca

Regeni abbraccia Patrick Zaky in un murales. La famiglia: 'Non è mai stato minaccia'

Vicino all'ambasciata d'Egitto a Roma l'opera della Street Artist Laika

Redazione Ansa

"Non riusciamo ancora a comprendere le accuse mosse a Patrick, nostro figlio non è mai stato fonte di minaccia o di pericolo per nessuno, anzi, è stato una costante fonte di sostegno e di aiuto per molte persone". Così la famiglia di Patrick George Zaky, lo studente egiziano che frequenta un master europeo a Bologna, arrestato al Cairo, in una nota diffusa sulla pagina Facebook 'Patrick libero' creata da attivisti per tenere alta l'attenzione sul caso.

In Egitto Zaky "ha chiesto di essere visitato da un medico legale per mettere agli atti le tracce della tortura subita", secondo quanto riferito da Hoda Nasrallah, una degli avvocati che segue il caso dello studente egiziano. "È stato sottoposto a scosse elettriche e colpito, ma in maniera da non far vedere tracce sul suo corpo", ha premesso la legale contattata dall'ANSA al Cairo.

Amnesty International denuncia: Patrick ha subito un interrogatorio di 17 ore, bendato e ammanettato tutto il tempo, con minacce, colpi a stomaco, schiena e torturato con scosse elettriche. 

La dichiarazione della famiglia Zaky

 

La scorsa notte a Roma in via Salaria, sul muro che circonda Villa Ada, a pochi passi dell'Ambasciata d'Egitto, è apparsa l'ultima opera della Street Artist Laika che ritrae Giulio Regeni che abbraccia lo studente arrestato in Egitto Zaki, con indosso una divisa da carcerato. Davanti alle due figure campeggia la parola "Libertà" scritta in lingua araba. Nell'opera, Regeni rassicura Zaki, dicendogli: "Stavolta andrà tutto bene". "Questa frase - spiega l'artista - ha un doppio significato, serve a rassicurare Patrick, ma soprattutto a mettere davanti alle proprie responsabilità il governo egiziano e la comunità internazionale. Non si può permettere che quanto accaduto a Giulio Regeni e a troppi altri, avvenga di nuovo. Stavolta DEVE andare tutto bene. Mi auguro che questa vicenda vada a finire bene e che Zaki venga liberato il prima possibile. Spero anche che, pur non essendo un cittadino italiano, il nostro paese possa vigilare su quanto sta accadendo. Vorrei che questo mio piccolo gesto fosse da stimolo ai media per accendere ancora di più i riflettori sulla vicenda di Zaki".

Prosegue la mobilitazione di ong, società civile e comunità studentesca in favore di Patrick Zaky. Un presidio è stato organizzato al Centro di documentazione scientifica sede dell'Istituto di studi su donne e di genere dell'Università di Granada, in Spagna, l'ateneo che coordina il master. Altre iniziative, a Bologna ma non solo, sono in programma da parte di Amnesty International.

 

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