Cultura

Michelangelo Pistoletto, niente rivoluzioni senza progetto

L'artista inaugura mostra a Berlino, "serve svolta demopratica "

Michelangelo Pistoletto posa davanti alla Venere degli Stracci, una delle sue opere più note

Redazione Ansa

 "Non sono mai stato un rivoluzionario". Michelangelo Pistoletto siede davanti al suo Mar Mediterraneo, un tavolo dalla superficie a specchio, che riproduce la forma del Mare Nostrum, disegnando le sagome (vuote) dei Paesi, fra cui spicca il nostro stivale. L'opera è esposta da oggi all'Ambasciata italiana di Berlino, che ospita alcuni suoi lavori in occasione di una mostra promossa dall'Istituto italiano di Cultura. "Se la rivoluzione è fine a se stessa, vuol dire che ci si ferma al punto di partenza. Prima di fare una rivoluzione bisogna pensare e sapere dove si vuole andare. Bisogna sapere come organizzare quello che si vuole realizzare", continua il Maestro dell'Arte povera che, intervistato dall'ANSA, accetta di parlare anche della situazione politica italiana. "Quasi tutte le rivoluzioni finiscono nel proprio farsi. Io lavoro solo sulle proposte. In una proposta la critica è implicita. Come artista bisogna realizzare l'opera in maniera compiuta, non solo sul piano dell'espressione personale, ma della creazione comune".
    Pistoletto affronta anche il tema della crisi degli attori della politica tradizionale: "Il sistema dei partiti e delle ideologie non funziona. Perché non ha la capacità pratica di cogliere le necessità vere, funzionali alla società. Ogni partito è un'invenzione ideologica. Le persone che ci rappresentano sono spesso lontane dalla vita pratica. Si crea un vuoto rispetto alla gente". Idee che si riflettono nel lavoro quotidiano di questo artista, passato dalla soggettività dei ritratti, alle opere oggettive, che inglobano chi le guarda - sono diverse le lamiere specchiate che coinvolgono il pubblico nell'opera esposte a Berlino - fino a portare l'arte fuori dalla tela, in un'opera collettiva, utile per la comunità. "È il progetto della "Cittadellarte" di Biella, il modello in embrione di una società alternativa, dove la politica si costruisce a partire dai settori della vita pratica. "Arte demopratica" è il infatti neologismo formulato da questo artista visionario, noto per la "Venere degli Stracci", oggi nell'atrio dell'ambasciata. "I settori della vita pratica sono l'agricoltura, la ricerca scientifica, la tecnologia, l'energia", elenca facendo degli esempi per capire quali siano gli oggetti dei cantieri e dei forum di "Cittedellarte" che si sono tenuti in questi anni a Cuba, Tirana, Giacarta, ma anche Milano e Roma. "La connessione dei settori pratici va organizzata in maniera funzionale, e noi stiamo sviluppando a Biella un sistema che poi potrebbe essere ripreso ad ampio raggio", è l'idea. All'inizio di ogni creazione, sostiene, c'è poi una formula, che adesso si legge nel cortile dell'ambasciata, in una versione della celebre opera "il terzo Paradiso". Qui è stata realizzata sanpietrini berlinesi, gli stessi che nelle strade dell'ex città divisa aiutano ancora oggi individuare dove fino al 1989 si trovasse il Muro, che separava l'est dall'ovest. Questa linea che "incontra se stessa due volte" "è una formula che vale per tutti, il simbolo dell'equilibrio, il segno matematico dell'infinito".
    Suggerisce una verità importante per tuti, conclude Pistoletto: "la dualità universale che crea i il terzo elemento. Uno più uno fa tre". L'individuo da solo non può realizzare nulla.
   

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