Cultura

Arte e architettura, Re-evolution Maxxi

Nuovo allestimento per le collezioni, inaugura Mattarella

Redazione Ansa

ROMA - Dall'Igloo di Mario Merz ai progetti per il ponte di Messina, dalla casa per il sogno e la creatività di Baruchello alle stanze astratte di Toyo Ito, dalle Orme di Boetti al letto bianco di Domenico Gnoli, il nuovo allestimento delle collezioni (di arte e architettura) del Maxxi è una ripartenza per il museo romano, che nella trasformazione degli spazi ideati da Zaha Hadid arriva finalmente ad aprirsi sulla città. Una rilettura delle raccolte che, nel ribadire l'identità del museo romano, è andata passo passo a un profondo "lavoro di ricerca, scavo, comprensione del mondo", ha detto un'"emozionata e commossa" Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, prima di accompagnare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini nella visita inaugurale.

"In Italia è molto più facile distruggere che costruire, noi abbiamo dimostrato che si può fare", che si può consolidare e potenziare "l'anima e il cuore del museo, nostra missione istituzionale", ha aggiunto la Melandri, affiancata nella vernice per la stampa dal direttore artistico del Maxxi Hou Hanru e da Margherita Guccione, (direttore Maxxi Architettura) e Bartolomeo Pietromarchi (direttore Maxxi Arte), i due curatori del riallestimento intitolato 'The Place to Be'. Lo spirito rinnovato dell'istituzione, del resto, arriva incontro al visitatore fin dall'ingresso, non più affacciato sulla piazza interna dell'edificio, bensì direttamente sul marciapiede, accogliendo chi entra nella vasta biblio-caffetteria. "Un simbolo importante, questo - ha spiegato Hou Hanru - finalizzato a creare connessione tra il museo e la città e scambiare nuova energia e vitalità".

Una rivoluzione che è una evoluzione, nel segno del progetto di Zaha Hadid, che ha creato, ha aggiunto la Guccione, un contenitore "innovativo e sorprendente, capace di riproporre quotidianamente delle sfide". Uno spazio visionario, dunque un luogo di "sperimentazione spericolata", che ha preso corpo in un percorso espositivo fino a oggi inedito. Che prende le mosse dalla Galleria 1 del piano terra, da dove è sparita la grande installazione di Anish Kapoor, per lasciare il posto alla parete di Sol LeWitt e al monumentale Igloo di Mario Merz.

"In questo nuovo allestimento - hanno sottolineato i curatori - la collezione è pensata come un corpo vivo e dinamico, fatto di opere esposte a rotazione, donazioni, comodati e prestiti", che si snodano in una sorta di racconto di come "artisti e architetti si siano confrontati con l'dea di spazio abitabile, dalla città agli ambienti più intimi e domestici". Alternando capolavori del contemporaneo a progetti e modelli architettonici. Ecco i grandi carboncini della serie 'The general jungle or carrying on sculpting' di Gilbert & George, l'importante donazione 'Piccolo Sistema' di Baruchello, le fotografie di Letizia Battaglia, 'Madre' di Cattelan, 'Orme I' e 'Orme II' di Boetti, 'Sternenfall' di Ansel Kiefer, i disegni per il fregio sulle sponde del Tevere di William Kentridge. Nella Galleria 2 e nella Sala Gian Ferrari, a rotazione i focus e gli approfondimenti sugli artisti in collezione, come quello dedicato a Bruna Esposito, le architetture di Roma immaginate da Pierluisi, i modelli della Moschea di Portoghesi, l'Auditorium di Renzo Piano, la Nuvola di Fuksas.

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