Cultura

Torna Arman, l'archeologo del reale

Dal 5 maggio a Palazzo Cipolla 70 opere del maestro francese

Redazione Ansa

Dai 'Cachet' alle 'Accumulations' degli esordi, dalle 'Coleres' ai 'Sandwich Combo' della produzione dell'ultimo periodo, l'opera di Arman è in mostra da domani al 23 luglio negli spazi di Palazzo Cipolla. Esposte circa 70 opere, che ripropongono il percorso creativo di uno dei protagonisti dell'arte europea del secondo '900, rappresentante di punta del Nouveau Realisme, i cui lavori provocatori e poetici tornano a Roma dopo 15 anni di assenza.

Con il titolo 'Arman 1954-2005', l'importante rassegna è stata promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo in collaborazione con Marisa Del Re, la Arman Marital Trust e Corice Arman Trustee. A curarla è stato chiamato Germano Celant, tra i maggiori esperti del periodo, che mettendo a punto questa ampia retrospettiva sul lavoro dell'artista francese naturalizzato americano ha voluto ulteriormente approfondire la sua indagine sull'evoluzione artistica del dopoguerra e la dialettica che si è sviluppata tra vecchio continente e Usa. ''Il mio scopo è rivalutare la produzione europea tra gli anni '50 e '60 - ha detto il critico intervenuto alla vernice - e rileggere gli artisti che l'hanno meglio rappresentata''. Se ancora nel 1960-'64 c'era una sostanziale parità di considerazione tra le scuole americane e quelle europee, si è verificata nel giro di pochissimo tempo una cesura che ha poi condannato a un desolante cono d'ombra intere generazioni di artisti di cui oggi diventa importante riappropriarsi.

Una riflessione, del resto, che tocca anche le scelte espositive della Fondazione Roma Museo e di Palazzo Cipolla, per diversi motivi. ''Ho avuto modo di conoscere personalmente l'artista durante gli anni della mia gioventù a Milano - ha spiegato il presidente della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo Emmanuele Emanuele - quegli indimenticabili anni '60 in cui la città era un grande laboratorio''. In virtù della selezione realizzata da Celant, il percorso espositivo della mostra romana è a ritroso. I vasti saloni che aprono gli spazi del palazzo storico romano ben si prestano infatti alla monumentalità degli ultimi lavori, quando Arman aveva finito per concentrarsi negli interventi di ibridazione tra due soggetti. Come un frigorifero e un carrello della spesa in 'Du Producteur au Consommateur' (1997), o un pianoforte e un letto a baldacchino in 'Eine Klein Nacht Musik' (2000). Continuando nella visita, ecco dunque che si snoda la ricca poetica attuata in 50 anni dall'artista che si definiva un pittore che scolpiva. E al centro di tutto è l'oggetto, di cui Arman, con Duchamp, ha contribuito al recupero e alla riscoperta. Nelle sue mani, l'oggetto diventa una sorta di personaggio, dotato di anima.

''Quello di Arman è un tentativo di umanizzare e al tempo stesso di distruggere'', ha aggiunto Celant, scegliendo le cose più varie che amava raccogliere, accumulare. L'elaborazione delle idee di raccolta e collezione è presente sia nei Cachets, in cui l'artista mescola timbri a interventi pittorici, sia nelle Accumulations di oggetti e utensili. A opere delle serie Poubelles e Inclusions sono affidate invece le riflessioni sul concetto di scarto o resto, anche nella sua forma archeologica. Mentre nelle Coleres o Rages degli anni '60 o nei recenti Sandwich Combo, Arman scompone o distrugge.


   

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