Cultura

Sironi e De Chirico in Stanze d'Artista

A Galleria d'arte moderna di Roma, arte e parole 12 artisti '900

Redazione Ansa

''Sento gli strilli degli angioli che vogliono la mia salvezza - scriveva Scipione, il maestro della scuola romana - ma la saliva è dolce e il sangue corre a peccare''. ''Mi sono affacciato alla finestra e ho visto passare la vita'', firmava da Parigi Fausto Pirandello. E ancora, le teorie di Sironi e Rosai, le confessioni di Carlo Carrà e Marino Marini o La morte misteriosa di De Chirico, con il carro funebre ''nero come la speranza''.

Non solo olii e sculture, ma anche parole nelle ''Stanze d'artista. Capolavori del '900 italiano'', mostra che la Galleria d'Arte Moderna di Roma ospita fino all'1 ottobre e che per la prima volta racconta l'arte della prima metà del secolo scorso mettendo insieme opere e brani di dodici dei suoi maggiori esponenti. ''Un percorso nel percorso, uno sguardo laterale'', racconta il direttore della Galleria, Federica Pirani, curatrice della mostra con Maria Catalano.

''Non è una caso - spiega - se Matisse ai suoi allievi raccomandava: ora tagliatevi la lingua, solo pennelli. Perché in alcuni casi, come per Savinio o De Chirico, è difficile definire se siano stati pittori, musicisti o poeti''. Ecco allora che nell'intimità di vere e proprie stanze, sono le parole di diari, lettere, scritti critici a introdurre 60 opere in arrivo dalla collezione di 3 mila pezzi del Museo e da prestiti anche internazionali. ''Abbiamo capolavori che non si vedevano da 40 anni - die la Pirani - come la Pandora, capostipite delle figure monumentali di Sironi, in cui ritroviamo Masaccio, Michelangelo, con i colori scuri perché li aveva visti prima dei restauri".

Il quadro ora dialoga con Il Pastore in terracotta di Arturo Martini, appena restaurato dalla Fondazione Droghetti, "che da dietro sembra quasi un adolescente di Donatello". E con il bozzetto del Figliol prodigo, sempre di Martini. E ancora, occasione unica per ammirare, bellissimi uno accanto all'altro, La nuda della Galleria Sent e il Frammento di composizione del Museo che Ferruccio Ferrazzi realizzò nei primi anni '20: stesso soggetto, con le donne riflesse nello specchio.

''Ne esistono tre versioni - dice la curatrice - La prima non si sa dove sia''. E poi c'è la stanza dedicata al Cardinal De Cano, con il ritratto di Scipione per la prima volta a tu per tu con il bozzetto e con la testa. ''Tutti artisti grandissimi - continua la Pirani - in Italia valorizzati solo da una ventina d'anni: alla base un problema anche politico, per il loro impegno negli anni '20-'30. Invece questa nostra arte andrebbe fatta conoscere nel mondo''. Intanto, stanza dopo stanza, ecco le altre ''prime volte'' della collezione: Le spose dei marinari di Massimo Campigli, Campi e colline e il Marzo burrascoso di Ardengo Soffici, il Paese di Ottone Rosai, secondo il criterio della rotazione delle opere adottato dalla Galleria. In attesa, conclude la Pirani, di ''riprendere il dialogo per il progetto di una parte espositiva permanente nel Padiglione Piacentino, con la valorizzazione dei mosaici di due ville patrizie. Si potrebbe pedonalizzare la piazza e diventerebbe un percorso unico al mondo, dal Moderno all'età romana''.(ANSA).

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