Cultura

Allarme villa Cicerone, rischia crollo

Appello sindaco Formia per dimora che fu anche di Ferdinando II

Redazione Ansa

Villa d'otium e gioiello di sculture e decori. Luogo del cuore di uno dei più grandi pensatori della Roma antica, che poco distante volle seppellirvi anche l'amata figlia Tulliola. E, in tempi più recenti, pure di Ferdinando II di Borbone, che qui trascorreva molto del suo tempo. Eppure oggi è condannata al degrado. ''Non si può perdere un tale gioiello solo perché insiste su una proprietà privata: aiutateci a salvare la Villa di Cicerone, prima che crolli giù tutto''. L'appello arriva diretto dal sindaco di Formia (Lt), Sandro Bartolomeo, dal cuore di quella terra affacciata sul Golfo di Gaeta dove duemila anni fa i Romani usavano dare sfoggio di potere e ricchezza a suon di dimore, affreschi e innovazioni architettoniche.

Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C), il grande oratore, non fece eccezione e anche lui volle qui una sua sfarzosa residenza, il mitico ''Formianum'', luogo prediletto per gli studi e rifugio da cui seguire i fatti politici di Roma ai tempi della guerra civile. Tantissime le lettere in cui ne parla, soprattutto all'amico Tito Pomponio Attico, cui scrive ''io qui non ho una villa, ma una basilica a causa della frequenza dei Formiani. Caio Arrio è vicinissimo e non vuol saperne di andare a Roma per stare qui con me a filosofare tutti i giorni''.

Costruita su tre livelli e direttamente affacciata sul mare con un porticciolo privato corrispondente all'attuale porto turistico Caposele, la Villa aveva anche grandi peschiere e due ninfei a più navate, con decorazioni ''rustiche'', lesene, colonne doriche, volte a botte, marmi e immagini rupestri con sorgenti d'acqua. Come scrive anche Seneca, Cicerone era qui quando seppe dell'arrivo dei sicari di Antonio. ''Provò a fuggire per mare - racconta il sindaco Bartolomeo all'ANSA - ma la burrasca glielo impedì. Prese allora la Via Appia, ma fu raggiunto nel punto che oggi indichiamo come la sua Tomba, anche se in realtà è solo un sepolcro votivo''.

La storia della villa prosegue poi oltre il suo primo proprietario: nel '600 passò nelle mani dei Laudato, Duchi di Marzano, poi di Carlo Ligny, Principe di Caposele, fino al re di Napoli, Ferdinando II di Borbone, che la promosse a sua residenza e l'arricchì di un grande giardino di agrumi. Divenuta quartier generale delle operazioni dell'Assedio di Gaeta, fu sempre qui che il 13 febbraio 1861 venne firmato l'armistizio per la resa alle truppe piemontesi del generale Cialdini, tassello fondamentale per la nascita del futuro Regno d'Italia. Poco dopo, ''tra il 1867 e il 1868 - prosegue Bartolomeo - la villa fu messa in vendita dallo Stato e comprata dalla famiglia Rubino'', che è tuttora proprietaria del terreno. Ancora in piedi e in gran parte da scoprire, seppur vincolata, la villa però oggi appare condannata all'abbandono, come anche lo storico agrumeto, la cui manutenzione, sottolineano al Comune, per legge spetterebbe ai proprietari.

''Dal momento della vendita a oggi - spiega Bartolomeo - non è stato compiuto alcun intervento. Si stanno perdendo tutte le decorazioni parietali e gli stucchi e anche il terrapieno, se continua a esser abbandonato, cederà. Prima che i ninfei crollino - continua - sarebbe meglio si dicesse ai privati che non ci si può appropriare di un pezzo di Storia e poi lasciarlo al degrado''. Un primo tentativo, in verità, il sindaco lo ha lanciato già sette anni fa proponendo ai Rubino l'acquisto dell'area (due ettari circa), ma senza successo per disaccordi interni alla famiglia. ''Il mio - incalza il primo cittadino - oltre che un grido d'allarme, è un appello alla responsabilità di tutti. L'archeologia non finisce a Roma''. Per ora ha risposto in massa il popolo del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, eleggendo il sito primo tra i Luoghi del cuore da salvare della Regione Lazio. ''Nostro obbiettivo - conclude il Sindaco - è acquistare o espropriare il sito. Il presidente Zingaretti e il ministro Franceschini sono informatissimi e su questo stiamo lavorando con grande sinergia tra tutte le istituzioni''.

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