Cultura

Il candore arcaico di Henri Rousseau

Dal 6 marzo a Venezia oltre 100 opere dal mondo

Redazione Ansa

Le famosissime giungle, le nature morte, i ritratti, i paesaggi bucolici che trasfigurano le città industriali: il realismo puro, incantato, fanciullesco di Henri Rousseau è di scena a Venezia dal 6 marzo al 5 luglio per una grande mostra allestita negli spazi di Palazzo Ducale. Esposti circa cento capolavori , provenienti dalle maggiori collezioni internazionali, che raccontano l'inimitabile cifra stilistica e poetica del Doganiere in un confronto con i suoi contemporanei, da cui emerge l'innegabile influsso della sua arte sui rappresentanti delle avanguardie storiche di tutto il mondo, da Frida Kahlo a Picasso, da Kandinsky a Morandi e Carrà.

''E' la prima volta che in Italia si organizza una rassegna di tali dimensioni dedicata a questo straordinario pittore'' dice il direttore della Fondazione Venezia Musei (Muve) Gabriella Belli, ideatrice dell'iniziativa insieme a Guy Cogeval. Si tratta di un artista ''originale, eccentrico, vero outsider della pittura francese'', che resta ''anomalo, anche se è stato il primo a ripristinare l'uso del disegno'' dopo la rivoluzione impressionista. Con il titolo 'Henri Rousseau. Il candore arcaico', la mostra curata da Laurence des Cars e Claire Bernardi vuole appunto sottolineare l'assoluta originalità di un maestro che tornò a puntare sul realismo, ma con uno sguardo magico, incantato, spiazzante. La 'naivete'' di Rousseau non è però l'unico elemento portante dell'esposizione di Palazzo Ducale, che, frutto degli studi più recenti, intende fare giustizia di una critica che lo ha spesso sottovalutato per mettere invece in luce il suo rilevante influsso sui movimenti artistici del tempo.

Poco compreso dagli storici dell'arte, molto amato dai colleghi europei (e non solo), il Doganiere è stato a lungo un punto di riferimento ineludibile. Un fenomeno unico che il percorso espositivo illustra attraverso 40 opere di Rousseau e 60 circa, realizzate sia dagli artisti che a lui guardarono in quei decenni cruciali a cavallo tra '800 e '900, sia degli antichi maestri da cui arrivò l'ispirazione all'arcaismo, alternativa, ma parallela, al classicismo imperante. Un dialogo coerente, quindi, tra capolavori che attraversano i secoli, per concentrarsi in quel breve periodo dal 1884 e 1910, in cui Herni Rousseau fece della sua produzione lo spartiacque tra due epoche. A Venezia sono riuniti alcuni dei capolavori più celebrati dell'artista francese, a partire dall''Autoritratto' (1889-'90) che egli stesso considerava il primo ritratto-paesaggio della storia dell'arte o 'Il cortile' (1896-'98) , acquistato personalmente da Kandinsky ed esposto nella prima mostra del Blaue Reiter a Monaco. Non mancano 'La guerra o la cavalcata della Discordia' (1894), dipinta da Rousseau con quello sguardo innocente che Ardengo Soffici, suo grande estimatore, definiva ricco di "ingenuità da bambino".

Il 'candore arcaico' emerge ancora di più nelle opere dedicate alla natura selvaggia e nelle famosissime giungle, di cui ben sei sono in mostra (dalla bellissima 'Incantatrice di serpenti' (1907) al 'Cavallo assalito da un giaguaro' (1910), nonchè nei bucolici paesaggi di campagna e di città. Seguono le nature morte e la serie sorprendente dei ritratti maschili e femminili (spesso di amici o familiari), che mostrano anche la capacità di Rousseau di cogliere la vita della piccola borghesia Proprio a sottolineare ancora una volta l'impatto che l'arte di Rousseau ebbe nell'ambiente intellettuale della Parigi di inizio '900, nella mostra veneziana si rivive persino l'emozione del famoso banchetto che Pablo Picasso organizzò in onore del Doganiere nel 1908 per celebrare l'acquisto del suo 'Ritratto di donna'. Il dipinto di Rousseau è infatti allestito di fronte a 'La bouteille de Bass' di Picasso, in una stanza animata dalla recitazione di un poema Guillaume Apollinaire e del valzer 'Clemence', composto dallo stesso Doganiere, declamati ed eseguiti per quell'occasione.

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