Cultura

Autarchia fascista in mostra a Genova

Manifesti e oggetti di designer

Redazione Ansa

L'influsso dell'autarchia sulla moda e sul costume e i meccanismi della propaganda fascista nata dalle sanzioni imposte dalla Società delle Nazioni dopo l'attacco all'Etiopia sono al centro della mostra a Palazzo Ducale Genova, "L'Italia farà da sé", a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone. Dal Giuoco dell'oca sulla guerra in Etiopia ai fazzoletti di cotone e i manifesti per la Battaglia del grano, dai piatti in terracotta con i motti sul focolare domestico fino alla grande propaganda sulle risorse minerarie che si sarebbero trovate in Abissinia, l'esposizione presenta dipinti, sculture, manifesti e oggetti di design del ventennio, in gran parte della collezione Wolfsoniana e in parte del Massimo and Sonia Cirulli Archive di New York e dalla Galleria L'Image di Alassio e rispolvera anche le divise degli ascari dell'Istituto mazziniano, "appese al soffitto come fantasmi".

"Abbiamo voluto raccontare il periodo autarchico attraverso gli elementi della propaganda mediatica - spiega Fochessati - che mescola lo stile novecentista con l'ispirazione futurista, con intuizioni geniali come i loghi che vengono replicati su carta, metalli e oggetti di ceramica, come succede col 'piede dal calzare romano' che varca il Mare Nostrum". Il visitatore è dunque accompagnato in un percorso che dalle sanzioni del 7 ottobre 1935 tocca momenti salienti come la Battaglia del grano lanciata dal Duce il 20 giugno 1925, la bonifica dell'Agro Pontino, la Mostra autarchica del minerale italiano del 1939 e le guerre coloniali. L'ultima sala è dedicata al design con mobili originali in buxus, un materiale di cellulosa ossificata che imitava la radica. "La crisi, le sanzioni e la mancanza di risorse, portarono gli artigiani ad inventare soluzioni innovative - spiega Franzone - pensiamo ai gioielli in alluminio, alla canapa, il buxus e il sughero per le suole delle scarpe". Il presidente della Fondazione Palazzo Ducale, Luca Borzani, ha commentato: "A ottant'anni di distanza, in un contesto di prolungata crisi economica e istituzionale, di difficile tenuta dell'idea di un'Europa dei popoli, questa mostra propone una riflessione su un passato forse troppo velocemente rimosso"
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it