Cultura

Petali d'oro bizantini in mostra a Chianciano

Al museo archeologico 47 pezzi sino al 28 settembre

Redazione Ansa

   (ANSA) - CHIANCIANO (Siena), 31 AGO - L'ottima Fondazione dei Musei Senesi ha una piccola perla nel Museo Archeologico Etrusco di Chianciano Terme, non solo per i reperti esposti, ma per il modo di ricostruire ambienti e presentarli, per il modo di raccontare una civiltà. C'è un bel frontone, ornato di statue, di un tempio del II secolo a.C. rinvenuto a Fucoli e una stupefacente collezione di Canopi, vasi cinerari di forma umana, oltre alla ricostruzione della tomba di un principe del VII secolo a.C. così come fu rinvenuta. In questo luogo, che da solo vale una visita, si tengono poi mostre temporanee e, quest'anno, sino al 28 settembre è aperta ''Petala aurea'', lamine d'oro d'ambito bizantino e longobardo finemente incise della collezione Rovati, che viene affiancata a un piccolo gruppo di oggetti di epoca tardo-medioevale che fanno parte della collezione del museo: armi in ferro e ornamenti in bronzo che ''testimoniano la diffusione nell'alto medioevo della popolazione in quel territorio, cosa in gran parte ancora da studiare'', come sottolinea Giulio Paolucci, direttore del museo di Chianciano.
    ''Petala aurea'' (petali d'oro) è il termine con cui i trattati d'epoca nominano sottili lamine e foglie usate in oreficeria e la mostra ne presenta quarantasette, in gran parte croci o di argomento sacro, minuziosamente lavorate e con forellini per essere fissate a un supporto, poteva trattarsi di un manufatto in legno o osso, come un reliquario, ma questi modelli appaiono agli studiosi più destinati a essere cuciti su tessuti di abiti cerimoniali, stole di uso liturgico, sudari. Le croci in particolare sono state spesso rinvenute sul volto o il corpo di un defunto in tombe ricche di corredi militari o femminili con soggetti che vanno da quelli di stile prettamente germanico sino a altri paleocristiani o con decori mediterranei, a rivelare, precisano gli organizzatori, ''un processo di cristianizzazione tutt'altro che lineare e passato attraverso la superstizione e il sincretismo religioso''. In mostra questi ''petali'' sono osservabili anche con lenti d'ingrandimento per coglierne tutti i fini particolari, il gioco dei motivi geometrici o quelli fitomorfi, ma anche figure umane e animali, busti e volti femminili e maschili ritratti di fronte con modalità dell'età tardoantica. Da una parte è chiara la tradizione figurativa romana, dall'altra si evidenziano semplificazioni e deformazioni di gusto barbarico. Le rappresentazioni zoomorfe hanno invece valenze simboliche, da quelle di forza come in un cavallo o un leone, a quelle di origine paleocristiana, come il pesce o il pavone. Oggetti di grande delicatezza che, in questa loro fragilità, sottigliezza e cura dell'incisione, comunicano una poesia profonda e ci fanno arrivare bagliori di una civiltà ricca e che merita attenzione. (ANSA).
   

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