Cultura

Da Depero ai tappeti afgani al Mart tre mostre per il centenario

Redazione Ansa

(ANSA)- ROMA,8 LUG- Dai reperti appena restituiti dai ghiacci delle Alpi all'arte, anche quella contemporanea, la politica, la storia. Con tre mostre distribuite nelle sue tre sedi, il Mart di Rovereto apre le porte dal 4/10 fino a settembre 2015 ad una riflessione sulla guerra che partendo dal primo conflitto mondiale, di cui ricorre il centenario, allarga lo sguardo alle tante troppe guerre dei nostri giorni e al modo di raccontarle, foto, cronache, persino i tappeti che in Afganistan, dopo l'invasione sovietica si sono riempiti di carri, elicotteri, kalashnikov, persino il crollo delle torri gemelle. Perché affrontare il tema della Grande Guerra ''non sia la commemorazione di un fantasma'', spiega appassionata la Collu, ''ma uno scenario con il quale fare i conti''.

Da qui il progetto che parte il 4 ottobre a Rovereto, nella sede principale del museo con 'La guerra che verrà non è la prima' (il titolo è mutuato da una poesia di Bertold Brecht) oltre 3mila metri quadri di percorso in cui l'evento storico emerge come il risultato di una composizione narrativa complessa, con le ragioni della politica le ambizioni della cultura , le testimonianze, come quella che arriva da una serie di reperti (scarponi, elmetti, divise, persino un sovrascarpone in paglia) riemersi solo poco tempo fa dai ghiacci delle montagne che della guerra furono teatro.

Niente ordine cronologico: nell'allestimento del Mart - realizzato con l'aiuto di istituti storici e università - il tema della Grande Guerra viene letteralmente attraversato, spiega la coordinatrice Nicoletta Boschiero, con i diversi linguaggi chiamati a sovrapposizioni e contaminazioni corali, con le arti contemporanee che entrano in contatto con la materia della quotidianità, i capolavori delle avanguardie che completano gli strilli della propaganda, i documenti, i reportage le testimonianze della vita quotidiana e le opere d'arte che provano ad aprire un varco nelle strettoie con cui si è soliti leggere i fatti che stanno alle nostre spalle.

Direttamente dalla collezione del museo o prestate da collezionisti e grandi musei internazionali ci sono le opere dell'avanguardia italiana, da Balla a Bucci, da Depero a Severini, e ancora le tele di Chagall, Licini, Martini, Morando, Sironi, tutti artisti che della guerra hanno vissuto l'esperienza, così come il cecoslovacco Josef Sudek, impegnato direttamente nel conflitto. La guerra anche come concetto, pensiero che ricorre nelle opere di Baj, Burri, Boetti, Jaar, Kentridge, solo per citare alcuni degli artisti esposti. Ma c'è spazio anche per artisti inediti al pubblico italiano, come Smadar Dreyfus che con la monumentale video installazione Mother's Day (lunga quasi 25 metri) fa incontrare le voci di madri e figli della comunità drusa, divisa tra territori siriani e israeliani. Mai vista in Italia anche la serie completa di xilografie di Sandow Birk che racconta la guerra in Iraq rifacendosi alle xilografie del ciclo Le grandes Miseres de la guerre di Jacques Callot (1633) alle quali si ispirò anche Goya. Di particolare importanza due tele di Fortunato Depero, Guerra Festa, esposto per la prima volta dopo il restauro, e un Dramma Pittoplastico che si credeva disperso e che è stato ritrovato da un collezionista tedesco che lo lasciato al museo.

Apre dall'11 ottobre invece, nella Casa D'Arte Depero, ''Calpestare la guerra'' con  50 tappeti provenienti dall'Afganistan, prodotti a partire dal 1979 e 'fazzoletti di pace' realizzati da donne e bambini con scene quotidiane di chi la guerra la vive. Nelle sale della Galleria Civica di Trento, infine, dal 25 ottobre, Afterimage, con le immagini dei reportage di guerra dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.

 
   

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