Cultura

Da Parma a New York, la "Schiava Turca" alla Frick

Per la curatrice della mostra è la poetessa Veronica Gambara

Redazione Ansa

    Una viaggiatrice da Parma arriva a New York: abito esotico, sguardo seducente. E' una dama di cinque secoli fa, circondata da uomini di corte nella Sala Ovale della Frick Collection. Grazie alla Foundation for Italian Art and Culture (Fiac) di Alain Elkann e Daniele Bodini, la "Schiava Turca", un'altra creatura venuta dal passato, si prepara a raccontare la sua storia misteriosa. Uno dei quattro ritratti femminili conosciuti di Francesco Mazzola detto il Parmigianino, il quadro è in mostra da domani al 20 luglio nel "museo gioiello" sulla Quinta Strada che ha da poco dato addio alla "Ragazza con l'orecchino di perla" di Vermeer. E' la prima volta che questo importante dipinto del Rinascimento italiano attraversa l'Atlantico ed è anche la terza collaborazione della Frick Collection con la Fiac che ha portato al museo americano la Fornarina di Raffaello e, sempre di Parmigianino, l'Antea da Capodimonte. La mostra che si apre domani accosta il ritratto della Galleria Nazionale di Parma a un altro Parmigianino difficilmente accessibile al pubblico: un ritratto di uomo di una raccolta privata americana. Alla coppia il museo ha affiancato tre quadri degli stessi decenni dalle sue collezioni: due ritratti di Tiziano (Pietro l'Aretino e Uomo con il Berretto rosso) e il Ludovico Capponi di Bronzino. L'arrivo della Schiava Turca è stato anche l'occasione per una reinterpretazione del soggetto di un artista che i contemporanei apprezzavano come un "Raffaello rinato".
    Secondo Aimee Ng, che ha curato la mostra, la donna del ritratto non è una schiava né è turca, ma una poetessa attiva alla corte di Parma, forse la celebre Veronica Gambara, con Vittoria Colonna e Gaspara Stampa una delle tre letterate più illustri dell'epoca. Parmigianino ebbe varie opportunità di conoscerla personalmente. A portare la Ng alla suggestiva interpretazione è l'abbigliamento della dama che indossa in testa un "balzo", copricapo simile a un turbante, fermato da un ornamento d'oro raffigurante un cavallo alato: è Pegaso, che la mitologia identificava con la fonte di ogni ispirazione poetica e che Pietro Bembo, il poeta più famoso del tempo, aveva adottato come emblema. Bembo era amico della Gambara, signora di Correggio, che avrebbe avuto 50 anni al tempo del ritratto.
    Parmigianino l'avrebbe "ringiovanita", così come Tiziano fece con la sessantenne Isabella d'Este oggi al museo di Vienna.

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