Cultura

Il restauratore del carro di Pompei "Un capolavoro in 150 pezzi"

Redazione Ansa

(di Silvia Lambertucci)

Oltre 150 pezzi fragilissimi e preziosi, ben difficili da riconoscere e identificare, ricoperti com'erano da depositi di cinerite e lapilli, eppure incredibilmente emozionanti. Il carro argentato della sposa di Pompei, ritrovato nel 2021 nella villa suburbana di Civita Giuliana,  è arrivato così nel laboratorio di Emiliano Africano, l'esperto che ha vinto la gara per il restauro e che poi, sotto la direzione del Parco archeologico di Pompei guidato da Gabriel Zuchtriegel si è occupato anche della delicatissima operazione di rimontaggio. Il restauro, racconta all'ANSA lo specialista, ha impegnato lui e la sua squadra per un intero anno, dal gennaio al dicembre del 2022, quando è stata sperimentata una prima ricostruzione in laboratorio della carrozza. "Poi abbiamo smontato di nuovo tutto e le casse con i frammenti restaurati sono tornate a Pompei in attesa della mostra a Roma che dal 4 maggio alle Terme di Diocleziano  lo esporrà per la prima volta al pubblico".

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 Le indagini di laboratorio, tantissime, hanno aggiunto diverse novità a quello che gli archeologi avevano capito già nel corso dello scavo. Per esempio la natura dei materiali con i quali la carrozza era stata costruita, legno di frassino per il cassone e faggio per le grandi ruote. E poi il ferro, il bronzo, la lega di rame, l'argento. Studiando i metalli ad esempio, è venuta fuori la grande presenza di argento, che era nei medaglioni sbalzati che decorano il sontuoso retro della vettura, ma anche nelle lamine sottili che ricoprivano quasi tutta la superficie in bronzo. Sotto la lente del microscopio, che è stata necessaria racconta Africano "quasi per il 70 per cento del lavoro", sono apparsi disegni e decori minutissimi sparsi un po' ovunque. E la pulitura ha riportato alla luce i soggetti dei grandi medaglioni in argento, con le scene erotiche che hanno per protagonisti satiri e ninfe. Oltre agli amorini alati e a una piccola raffinatissima testina di Kore con gli occhi resi evidenti da una ageminatura in argento. "Quello che oggi appare in grigio, verde, persino azzurro- sottolinea il restauratore- si presentava allora come un bagliore di luce. Come fosse tutto d'argento", con una decorazione "davvero molto particolare e ricca".
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Un carro rilucente come scrivevano le fonti antiche, sottolinea accanto a lui il consulente archeologo Salvo Barrano, ma anche "mollis" , comodo. E questo, stando ai risultati del restauro lo era davvero, in parte per la seduta foderata e probabilmente dotata di cuscini, ma anche per un sofisticato sistema di ammortizzazione realizzato con una intelaiatura di corde che avvolgevano la parte inferiore del cassone, fissate ad una serie di bobine. "Una delle cose che adesso dovremo studiare a fondo" sottolinea il dg musei del Mic Massimo Osanna. Intanto, proprio per renderne possibile l'esposizione, alcuni degli elementi più fragili del carro e della decorazione, a partire dalla maggior parte dei medaglioni in argento, sono stati sostituiti da copie in 3d incredibilmente veritiere, realizzate in nylon sintetizzato. "Dietro l'argento c'è il piombo, troppo alto il rischio che potessero cadere e rovinarsi", spiega Africano. Altri, come diversi chiodi o frammenti piccolissimi di legno mineralizzato, sono rimasti invece nelle casse perché era troppo difficile ricostruire la loro collocazione. Intanto al Parco Archeologico di Pompei il direttore Gabriel Zuchtriegel si prepara ad accoglierlo. Finita la mostra romana - ideata e curata da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis- il carro della sposa ritroverà un posto d'onore nell'Antiquarium
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