"Appena arrivai a Roma, la prima intervista importante me l'ha fatta Maurizio: era il 1960, l'anno delle Olimpiadi a Roma, lui scriveva allora sul settimanale Grazia. E' il primo personaggio che ho conosciuto, da lì è nata una relazione di grande amicizia e rispetto". L'emozione incrina la voce di Pippo Baudo nel ricordo di Maurizio Costanzo, morto oggi a Roma a 84 anni. Aneddoti, racconti, confronti, ospitate reciproche e qualche scaramuccia, le sliding doors tra Rai e Mediaset, "ma nessuna rivalità", assicura oggi Baudo interpellato dall'ANSA. "Certo, per me è stato sempre uno stimolo, intelligente e acuto, ma in fondo tutti gli dobbiamo qualcosa. Il Costanzo show è stata un'invenzione enorme, eccellente: ha raccontato l'Italia. Ci sarò stato almeno venti, trenta volte. E in ogni occasione Maurizio regalava un gadget a tutti, una conchiglietta portafortuna... Ne ho una collezione". Costanzo "ha raccontato molto bene il Paese. Non dimentichiamo che ha avuto una vita molto difficile, vissuta a 360 gradi e con tanti pericoli, come dimostra l'attentato subito da parte della mafia". Ma è stato anche "una personalità poliedrica, un artista e un creatore a 360 gradi", sottolinea ancora Baudo, citando la celeberrima 'Se telefonando' che Costanzo scrisse per Mina. "E poi quel suo rapporto bellissimo con Maria... nessuno, forse, ci avrebbe scommesso: sono due personalità diverse, ma legate da un grande rispetto e stima reciproca". "Cosa ci resta di lui? L'attaccamento al lavoro, il lavoro come servizio per il Paese", conclude il conduttore.
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"Di lui ci resta il lavoro come servizio per il Paese"