Cultura

A Ravenna il Paradiso parla tutte le lingue

Fino all'8 luglio "Chiamata pubblica per la Divina Commedia"

Redazione Ansa

(ANSA) - RAVENNA, 25 GIU - Trasumanare come chiedeva Dante, trasumanar e organizzar come voleva Pasolini, ovvero migrare e trasformarsi "Tra la carne e il cielo", come recita il titolo della (guarda caso) trentatresima edizione del Ravenna Festival nel centenario del poeta friulano . Un destino poetico e politico incarnato nel momento finale del progetto della Chiamata pubblica per la Divina commedia , iniziato nel 2017 con l'Inferno e che dopo il Purgatorio nel 2019 si doveva concludere nel 2021 anno dantesco ed è invece slittato a causa della pandemia. Ma così evidentemente doveva essere e ora tutte le sere fino all'8 luglio tranne il lunedì, si attraversa la città verso il Paradiso (produzione del festival con il Teatro delle Albe/Ravenna teatro e il contributo straordinario del Comune di Ravenna) con la guida degli straordinari Marco Martinelli ed Ermanna Montanari e tutto assume un sapore diverso dopo il trauma pandemico.
    Si arriva come per le altre cantiche tutti insieme sulla scena, tanti spettatori quanti attori, loro biancovestiti, camminando lungo la città silente a tratti interrotti dalle celestiali apparizioni dai balconi e dalla musica, fino ai giardini pubblici dietro la Loggetta lombardesca. E da qui in poi l'esperienza è di un paradiso che non smarrisce la sua umanità ma porta nei cerchi celesti il dolore delle vite vissute e del presente come riflesse in uno specchio d'acqua deformato. Solo le bambine e i bambini sono creature celesti capaci di emettere suoni d'incanto anche col campanellino delle bici, capaci di scacciare i mostri della guerra con la semplicità della loro gioia e soccorrere il dolore delle donne vittime di violenza a metà intrise nel sangue.
    Il Paradiso del Teatro delle Albe è specchio del mondo, di culture diverse e mette insieme la rotazione sufi, l'urlo di papa Francesco contro il consumismo, la poesia di Emily Dickinson e di Angelus Silesius con i versi danteschi e i suoi personaggi. Lo spettatore anche questa volta vive lo spettacolo come fosse al centro della scena perché Dante è carne viva ed è insieme l'incessante succedersi delle domande che da allora ad oggi non smettono di tormentare l'umanità. "Ho riaggiustato tante volte il mio cuore a pezzi che non ci voglio rinunciare" dice una delle anime mentre un'altra si aspetta che "Tutto il dolore sia trasformato in musica". E di musica ce n'è davvero tanta in questo Paradiso così come c'è tanto dolore. Ma alla fine tutti insieme mentre il cielo passa dal tramonto alla notte e si alza una leggera brezza a mitigare il caldo opprimente di questa stagione, tutti insieme sdraiati ad ascoltate la preghiera di San Bernardo a Maria, allora sì, si riesce a rivedere le stelle. (ANSA).
   

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