"Sull'Ucraina non si possono avere incertezze, non esistono zone grigie. E' una guerra ingiustificata e ingiustificabile. Non c'è spazio per la discussione: è sbagliato sotto tutti i punti di vista. Putin è un dittatore moderno, un tiranno". I Maneskin, per voce di Damiano - zoppicante e con la stampella dopo aver preso una storta mentre ieri giravano un video -, difendono a spada tratta il loro "Fuck Putin" gridato al Coachella che ha fatto il giro del mondo.
"Lo rifarei. Tutta la vita, tutti i giorni. Sono sconcertato dalla reazione che che c'è stata. E anzi, invito altri artisti a farlo. Perché come personaggi pubblici abbiamo un potere enorme: la tendenza a essere sempre neutrali per non perdere o guadagnare pubblico la trovo antiartistica, paracula". Giovani, ma determinati, i quattro ragazzi romani sul palco dell'Eurovision Song Contest, dove tornano come ospiti della finale dopo la vittoria dell'anno scorso con Zitti e Buoni, lasceranno che siano gli artisti ucraini stessi, i Kalush - favoriti alla vittoria - a farsi sentire: "la loro voce è più autorevole della nostra. La loro vittoria sarebbe un bel messaggio di sostegno".
Dopo un anno di successi in Europa e in America (il 31 ottobre da Seattle partirà "Loud Kids Tour"), la band torna sul palco da dove è iniziato tutto o quasi. "E' stato un anno pazzesco. Siamo felici e orgogliosi - raccontano con soddisfazione -. L'Eurovision è stata la partenza di un nuovo capitolo della nostra carriera, e tornare qui ha un grande significato". Ma non fa differenza il palco, che sia Sanremo, l'Eurovision, il Coachella, la Spagna o la Francia, "l'importante è essere sicuri di ciò che si è, essere se stessi con autenticità. E a Mahmood e Blanco diciamo: spaccate!". Autenticità e libertà di essere quello che si preferisce essere. Un concetto espresso anche dalle foto in cui in più di una occasione si sono mostrati senza veli. "Il tabù sul nudo è un vecchio concetto, come il fatto di attribuire un sesso solo in base agli organi sessuali: ognuno deve essere libero di fare quello che preferisce, anche con il proprio corpo".
Dall'Eurovision si riparte anche con nuova musica e con tutto quello che verrà. Sul palco del Pala Olimpico di Torino i Maneskin - oltre a un omaggio a Elvis Presley - presentano il loro nuovo singolo, appena pubblicato: Supermodel, ispirato dal loro periodo americano e dalla vacuità di certi personaggi ossessionati dalla popolarità e dal successo ("e le stampelle non mi fermeranno, in qualche modo farò", spiega Damiano). "Per noi è più facile rimanere con i piedi per terra, perché siamo in quattro e quando uno prova a fare il galletto viene subito umiliato dagli altri tre", raccontano ridendo Damiano, Victoria, Ethan e Thomas che si prendono in giro, si stuzzicano, si divertono ("Una volta abbiamo fatto credere a Ethan che dovevamo partire di corsa per la Cina e lui non aveva il passaporto").
Poi si torna seri con Victoria: "Quando siamo sul palco siamo consapevoli che le persone sono lì per la musica e non per celebrare noi". Supermodel, con la produzione di Max Martin, strizza l'occhio ai Nirvana, ma anche ai Red Hot Chili Peppers. "Abbiamo tanti riferimenti, e tra questi ci sono anche i Nirvana e la scena musicale californiana. Il brano è il risultato di tante influenze messe insieme". Del resto, spiegano, non c'è stata una volontà precisa, ma "la musica è anche prendere cose che già esistono e renderle diverse". Quello che però ribadiscono con forza, nonostante le collaborazioni americane, nonostante il loro ormai sia diventato un marchio riconoscibile in tutto il mondo, "nessuno ci scrive le canzoni. Siamo sempre noi a scriverle. Le produzioni internazionali o il confronto con altri non ci ha portato in un'altra direzione rispetto a quella che volevamo noi".