Cultura

Beatrice Rana, A marzo la Carnegie Hall tutta per me

Per la stella del pianoforte mesi di concerti all' estero

Redazione Ansa

ROMA - La grande musica del Novecento è passata in quella sala da concerto leggendaria inaugurata da Cajkowskij nel 1891. Gerswhin, Stravinskij, Bernstein, Toscanini, Caruso, Pavarotti, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, i Beatles e mille altre star della classica, del rock e del pop hanno trionfato su quel palcoscenico. Il 9 marzo la Carnegie Hall di New York sarà tutta per Beatrice Rana, stella mondiale del pianoforte.
    Per la giovane fuoriclasse della tastiera, pluripremiata e acclamata dalla critica italiana e straniera, è l' appuntamento particolare di una agenda che da qui ai primi giorni di agosto segna più di trenta concerti all' estero. ''Non è un debutto - dice all' ANSA - perché ho già suonato lì con l' orchestra ma mi godrò la sala grande per la prima volta da sola. Ci sono luoghi in cui la storia è palpabile. Carnegie Hall è sicuramente una di queste. Ricordo benissimo il mio primo passaggio dall' entrata artisti e i corridoi con le foto dei grandissimi musicisti e artisti. Ci sono anche video iconici che rimangono nell' immaginario collettivo, come quello famosissimo del concerto di Horowitz. E' una grandissima emozione''.
    La tappa di New York fa parte delle cinque date del tour americano americano. Nei giorni scorsi la pianista salentina è stata protagonista con la London Simphony Orchestra diretta da Gianandrea Noseda di spettacoli a Londra (ha dovuto rinunciare all'ultimo in cartellone perché è risultata positiva al Covid ma con l' esame successivo ha avuto il via libera).
    Tra aprile e maggio sarà in Olanda, Ungheria, Svizzera, Germania, Francia, Austria e a giugno per nove date di nuovo negli Stati Uniti. Come sta andando la ripresa dei concerti con il pubblico? ''E' ancora difficile quando si viaggia all' estero - risponde -. Fare una tournée con l' orchestra qualche mese fa era impensabile, quindi sicuramente è un passo avanti. Le tournée sono momenti di grande convivialità con i colleghi.
    Oltre al palcoscenico si condivide anche l' avventura del viaggio insieme. L' atmosfera ora è cambiata perché c' è la paura del contagio e di essere appunto fermati da un momento all' altro. Io però guardo con ottimismo al futuro. Confido che situazione migliorerà''.
    Successo, premi, concerti e platee internazionali. C' è qualcosa che le manca? ''No. Ho desiderato tantissimo - dice - il ritorno sul palcoscenico dopo questo due anni terribili. Non sognavo altro che tornare a fare quello che mi piace fare, condividere la musica con la gente''. La lunga fase della pandemia ha avuto per lei un risvolto positivo. ''Ho scoperto - racconta - anche la bellezza di coltivare i rapporti quotidiani come prima non mi era mai accaduto. La mia vita è sempre stata in viaggio fin da ragazzina. Ritrovarmi improvvisamente a casa… Spero di riuscire a combinare in buon equilibrio il calendario ricco di appuntamenti come quello quest' anno con il tempo a casa. Ci sono stati troppo estremi in questo periodo''.
    Beatrice Rana ha cominciato con la musica a quattro anni, a nove ha debuttato come solista con l' orchestra e a 18 anni ha vinto il concorso internazionale a Montreal che le ha aperto la strada di una carriera folgorante. E' la prova che il merito premia. Per le donne è sempre così? ''Le donne - spiega - hanno sicuramente avuto indubbie difficoltà in passato e anche ora.
    Spero che non avvengano altre ingiustizie. Ad esempio, non c' è niente di meritocratico nel mettere una donna al posto di un uomo solo perché non vengono rispettate le quote rosa anche se l'uomo ha preso più voti. Mi disturba molto, è una questione che andrebbe superata perché in questo modo le differenze di genere anziché essere eliminate aumentano. Vorrei che la competizione non fosse quantitativa ma unicamente qualitativa. Sono comunque fortunata ad essere nata in un periodo storico in cui tante lotte non vanno più fatte''.
    Senza troppi giri di parole ammette di non essere interessata ad esperienze con artisti di altri generi musicali e sugli impegni discografici che l' aspettano preferisce non dire nulla per scaramanzia. Che cosa ha imparato di sé in tutti questi anni di confronto con il pianoforte? ''Più che una sfida considero il pianoforte una estensione del mio corpo. E' comunque difficile e complicato. Ci sono giorni di maggiore o minore intesa - conclude - ma mi permette di esprimermi come nessuna altra cosa, più della voce e delle parole. E' bello poter cercare cose da dire su uno strumento che può dare tantissimo se usato nella maniera giusta. In più mi permette di conoscere tantissimi luoghi, culture e pubblici diversi. Siamo complici di sfide quotidiane, è veramente il mio compagno di avventure''. 
   

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