Cultura

Johnny Depp, Hollywood è luogo di vacanza, non mi interessa

Due ore di ritardo per conferenza stampa attore a Festa di Roma

Redazione Ansa

 Hollywood "è un luogo di vacanza, non mi interessa. C'è una grande mancanza di consapevolezza là, io invece voglio lavorare in film con persone che abbiano qualcosa da dire". Lo dice Johnny Depp alla Festa del cinema di Roma, dov'è arrivato per parlare della serie web animata, dedicata ai bambini, Puffins (nella quale dà la voce ed è il modello per uno dei pennuti protagonisti, Johnny Puff), presentata nell'ambito di Alice nella città.
    Un arrivo faticoso, quello del divo, con quasi un'ora e mezzo di ritardo sul red carpet e la partenza, con uno slittamento di due ore del primo evento di cui è stato protagonista nella giornata. Il secondo è la masterclass prevista alle 19 all'Auditorium Conciliazione, già sold out da giorni.
    La serie (spinoff del film animato Artic) targata Iervolino and Lady Bacardi Entertainment, della quale è stato presentato un episodio "è già un grande successo, con vendite in 90 Paesi" spiega Andrea Iervolino - ci hanno lavorato 160 artisti, tutti italiani, con un 42.6% di donne". Depp ha preso molto sul serio il lavoro su Johnny Puff: oltre a leggere vari libri dell'etologo Desmond Morris, ha fatto "delle ricerche sui suoni che fanno reagire i neonati, e per il mio personaggio ho inventato un nuovo linguaggio". Tra i temi della breve conversazione con il moderatore Federico Pontiggia e i giornalisti (ai quali è stato chiesto di rivolgere solo domande di ambito cinematografico, ndr) anche l'appeal di Depp sul pubblico, che anche all'auditorium dalla prima mattina si è disposto numeroso lungo le transenne e nella cavea per aspettarlo: "Il mio lavoro quotidiano per l'attore che sono stato, mi ha dato l'opportunità di affrontare diverse sfide per i personaggi, in genere accolti con grande gioia" spiega l'interprete di Sweeney Todd.
    "Da bambino - racconta - guardavo i film muti di Buster Keaton e Charlie Chaplin, geni e maestri della loro arte, dai quali ho imparato quanto fosse difficile esprimersi senza avere le parole ad aiutarti. E' facile dire ti amo, ma è più complesso esprimerlo con gli occhi". Una ricchezza interpretativa che ha donato anche a uno dei suoi ruoli simbolo, il capitano Jack Sparrow della saga dei Pirati dei Caraibi per i quali una delle grandi fonti d'ispirazione sono stati anche cartoni animati come Bugs Bunny ("li guardavo allora con mia figlia di tre anni"). "Devo ammettere che uno dei motivi principali per cui ho accettato la parte era 'infiltrarmi' nel campo nemico (delle majors, ndr) e infatti loro non erano per niente felici all'inizio del mio lavoro". Oggi prosegue "sulla mia strada come ho sempre fatto". Depp si dice "grato di essere lontano dalla macchina (hollywoodiana) che sputa battute, formule strutturate, stereotipi, Fare film per me adesso non riguarda lavorare con il grande regista o il grande attore" ma "voglio aiutare persone che facciano partire le storie da elementi semplici. Sono più interessato ad aiutare magari un autore sedicenne a esprimersi, a trovare la propria voce, anche girando un film con un telefonino". Un obiettivo, "che non è possibile a Hollywood".
    A chi gli chiede quale consideri il suo più grande successo, risponde sicuro. "I miei figli". Un legame a cui è dedicato anche il racconto di un aneddoto, introdotto da Iervolino, sulla figlia maggiore dell'attore, Lily Rose, che quando aveva cinque anni disse ai genitori di non sentirsi bella perché non somigliava a una Barbie .Allora Depp e la mamma della bambina, Vanessa Paradis, l'hanno portata a cena fuori, per mostrarle che le donne vere non assomigliano alle bambole: di Barbie "non ne abbiamo trovata neanche una" chiosa sorridendo Depp, reduce da un divorzio da Amber Heard con lunghi strascichi giudiziari.
    Dal punto di vista professionale invece "io appartengo alla scuola di pensiero che un attore non debba mai essere soddisfatto di quello che fa, perché quando lo sei, non hai più voglia di spingerti avanti". (ANSA).
   

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