Cultura

I cacciatori piemontesi di tartufi nelle sale Usa

Non solo Stanley Tucci; documentario in shortlist Oscar

"Truffle Hunters"

Redazione Ansa

 Il leggendario mondo dei cacciatori di tartufi di Alba debutta nelle sale Usa e corre per gli Oscar. Con "Truffle Hunters", presentato in pochi cinema a ingressi limitati 'coast to coast', i documentaristi americani Michael Dweck e Gregory Kershaw portano gli spettatori a conoscere un gruppo sempre più piccolo di anziani piemontesi che, con i loro fedeli cani - Birba, Fiona, Titina, Ettore - cercano nelle foreste segrete delle Langhe l'ingrediente culinario più costoso del mondo, il tartufo bianco d'Alba. "Truffle Hunters", prodotto da Luca Guadagnino e presentato l'anno scorso al Festival di Sundance, e' entrato a febbraio nella shortlist dell'Academy dei 15 migliori documentari: tra dieci giorni se la dovra' vedere con "Notturno" di Gianfranco Rosi per la nomination.
    Dal punto di vista dello spettatore l'Italia che raccontano Dweck e Kershaw ha molto in comune con quella che Stanley Tucci sta mettendo in mostra sulla Cnn nella docu-serie "Searching for Italy": "Allieta gli occhi e solletica le papille gustative", come scrisse all'epoca "Variety", colmando il vuoto creato dal lockdown da Covid che impedisce di viaggiare. Se pero' "Searching for Italy" porta gli americani a visitare tavole tipiche e innovazioni culinarie delle regioni italiane dalle Alpi alla Sicilia, "Truffle Hunters" punta i riflettori su una zona specifica e un modo di vivere che sta scomparendo. Il documentario segue nelle loro avventure notturne quattro 'trifolau' tra Langa e Monferrato a Roddino, S. Stefano Belbo, Montegrosso d'Asti e Cisterna: un gruppo di uomini alla fine della loro vita che vedono l'equilibrio del loro mondo minacciato da una realta' commerciale sempre piu' aggressiva.
    I documentaristi hanno passato tre anni, grazie al sostegno del Centro Nazionale Studi Tartufi, nelle campagne entrate nel 2014 nelle liste dell'Unesco, facendosi alla fine accettare dai loro soggetti. "E' stata la sincerita' del loro interesse che finalmente ha convinto Franco, Aurelio, Carlo e gli altri tartufai ad accoglierli nel loro mondo segreto", ha commentato il critico della National Public Radio. Il documentario esplora la storia di una sottocultura radicata nella tradizione. I 'trifolau' sono tutti "giovani di settanta e ottanta anni" che sembrano usciti da una fiaba. Non sono collegati agli schermi dei telefoni cellulari o a Internet, ma optano di preparare il cibo e le bevande a mano e dando la priorità alle connessioni di persona e alla comunità.
    La caccia ai tuberi non e' solo quello che fanno - uno suona la batteria, un'altro scrive poesie su una vecchia Olivetti - ma definisce la loro visione del mondo: a contatto con la natura ma anche suscettibile allo sfruttamento. Con loro, le star del film sono i 'tabui' - i cani Birba, Fiona, Titina, Ettore - la cui eccitazione provocata dagli stimoli olfattivi che arrivano da sottoterra e' palpabile grazie all'uso di videocamere montate appena sopra il naso. (ANSA).
   

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