Cultura

Da Toronto a Venezia il festival oggi è 'ibrido'

Entrambe le manifestazioni al lavoro nonostante il Covid

Redazione Ansa

 Macchine "avanti tutta" al Toronto Film Festival, almeno secondo il direttore artistico Cameron Bailey. Tuttavia, anche gli organizzatori del più grande raduno annuale di film del Nord America, come sottolinea puntualmente Variety, "non possono dire con totale certezza cosa significhi andare avanti, dal momento che ci sono così tante incognite nella pandemia di coronavirus in rapida evoluzione". Il TIFF che si svolge tradizionalmente ai primi di settembre, quasi sempre in parallelo con Venezia (quest'anno prevista dal 2 al 12 settembre), sembra seguire quest'anno lo stesso destino del Lido, ovvero dovrebbe essere un festival ibrido proprio come quello annunciato dallo stesso direttore artistico Alberto Barbera. Nonostante una scaletta di quasi 300 film, il team di Toronto non si scoraggia e si è impegnato comunque, almeno sulla carta, a rispettare le date originali di settembre anche se ciò significherà meno sedi, meno pubblico o, nel peggiore dei casi, nessun pubblico. Questa sicurezza del rispetto delle date nasce dal fatto che già sei mesi fa il team aveva iniziato a sviluppare una sorta di alternativa virtuale o in streaming. "Il rinvio non è sicuramente una possibilità sul tavolo in questo momento ", dice Joana Vicente, direttore esecutivo e co-responsabile del TIFF. "Sarà certo una versione anomala del festival. Vedremo come fare una sorta di distanziamento sociale.
    Forse basteranno i sei piedi di separazione (poco meno di due metri), tra un posto e l'altro". E ancora Bailey: "Stiamo pianificando un festival pubblico, ma con una forte componente industriale. Seguiremo ovviamente gli sviluppi e le linee guida sulla salute pubblica a venire e questo determinerà le nostre scelte. Il fatto è che Toronto non ha davvero troppa scelta essendo un'organizzazione che opera tutto l'anno. Faccio un esempio , abbiamo dovuto il 14 marzo chiudere il cinema Bell Lightbox, il nostro principale centro operativo, licenziando temporaneamente personale part-time". Ma il festival di settembre non si tocca anche mettendo in conto riduzione dei costi, taglio dei film proposti (che da 300 potrebbe ridursi alla metà) e cercando denaro da istituzioni pubbliche e da donatori. "Stiamo pensando a un festival ibrido - afferma Vicente -. Quanto sarà grande la componente digitale e come sarà , ci stiamo ancora lavorando. Deve però essere in grado di mostrare i film sia a persone interessate ad acquistarli, sia a scriverne che, infine, a valutarli". E aggiunge: "Toronto è diversa da Venezia e Cannes in quanto è molto più attenta al pubblico locale". "La maggior parte delle persone che lavorano nell'industria cinematografica sono poi dei veri combattenti alla disperata ricerca di proteggere i loro film in cui hanno investito tempo e denaro e hanno insomma bisogno che vengano fuori" dice Vicente. "Chiunque sia il primo grande festival in grado di risorgere in questo periodo, deve semplicemente riunire le persone. Se saremo fortunati e avremo il nostro a settembre sarà un momento per celebrare film e cineasti, sostenere l'industria e riportare il pubblico in sala.
    Questa è la cosa che la gente ama di Toronto, questo è il pubblico di Toronto ". (ANSA).
   

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