Cultura

Morricone 90 anni, il mio rapporto con Tarantino

Dal libro con Tornatore 'Ennio, un maestro' HarperCollins Italia

Ennio Morricone, Quentin Tarantino

Redazione Ansa

Per gentile concessione di HarperCollins Italia pubblichiamo un brano da 'Ennio, un maestro' (euro 18,50), conversazione tra Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore, arrivato in libreria per i 90 anni del compositore Premio Oscar. Nelle 330 pagine del libro - che sarà presentato il 12 novembre al Teatro Quirino di Roma - animate dalle domande di Tornatore, i due premi Oscar raccontano il cinema, la musica, le immagini, i suoni e il loro sguardo sul mondo.
    Nel testo proposto Morricone parla, stimolato da Tornatore, del suo rapporto con Quentin Tarantino. "Prima di The Hateful Eight, in realtà, con lui non avevo lavorato mai, è lui che aveva lavorato con le mie musiche.
    Per la verità, ho ammirato alcuni suoi film, e anche il modo in cui usa le mie musiche di repertorio. Lui ha scoperto che preferisce prendere musiche preesistenti, le ascolta, e se gli vanno bene le mette nel suo. È ovvio che se prendi un pezzo da un film, un pezzo da un altro, un pezzo da un altro ancora, una coerenza musicale non l'avrai mai. E forse avrei difficoltà a lavorarci insieme: nei film devo essere coerente, non posso fare uno zibaldone, una fantasia musicale, come se ogni musica che mettiamo va bene. In realtà mi chiamò per le musiche di Bastardi senza gloria, era febbraio e doveva andare a Cannes, avevo due mesi di tempo per scrivere. Ma stavo lavorando per te e rifiutai, non ne avevo il tempo. Alla fine sono stato contento di essermi tirato indietro, ho visto il film e anche lì ha scelto pezzi lontanissimi tra di loro, che comunque stavano benissimo su quelle scene. La coerenza non l'ha cercata mai, sente il trasporto, la simpatia per questi pezzi, pensa che funzionino e via.. Al film successivo, The Hateful Eight, dissi di no subito, avevo tanto altro da fare. Tarantino venne a Roma a prendere il David di Donatello e mi raggiunse a casa per convincermi a lavorare al suo film. In realtà non me lo chiese, mi diede il copione in italiano e allora dissi subito sì, e cancellai il precedente no telefonico.
    Lui aggiunse soltanto: 'Il film è pieno di neve, faccia un pezzo lungo per la neve, per la scena con la corriera trainata dai cavalli che corre attraverso la neve. Mi bastano sette minuti di musica'. Era strano che mi chiedesse sette minuti senza farmi vedere il film. Aveva letto il copione anche mia moglie e come me lo aveva giudicato benissimo. Anzi, usò la parola che io non uso mai: capolavoro. Perciò, anche con tanto senso di responsabilità, accettai il film. Ma cosa dovevo scrivere? Lui lo chiamava western, ma per me non era un western, era un film d'avventura collocato nella storia americana. Gli telefonai a Los Angeles: 'Quanto dura questa sequenza della neve?'. Mi rispose: 'Dai venti ai quaranta minuti'. Quaranta? E che gli faccio, mezz'ora di musica nevosa? Decisi allora di scrivere un pezzo più lungo dei sette minuti che mi aveva chiesto, e poi altri pezzi più dinamici, più interessanti anche per me, musica sinfonica che non avevo mai fatto, mai prima di allora. E sai perché? Mi pareva di vendicarmi sui film western di un tempo, così semplici, fatti solo per il pubblico. Questo aveva musica sinfonica, forse anche esagerata per un film, forse no, io comunque azzardai. Del resto Tarantino non mi aveva dato alcuna indicazione, quindi proseguii coraggiosamente, e ti confesso che preparai anche qualche pezzo di riserva. Tu sai bene come faccio. Se il regista dice: 'Sto pezzo non c'entra niente', ne prendo subito un altro, già preparato in anticipo, lo metto davanti all'orchestra e si esegue all'istante.
    Con lui in precedenza mi era capitata una strana cosa, scrissi una canzone che Quentin ascoltò. Gli piacque moltissimo e la mise sul film. Ma era solo un provino, Elisa l'aveva provata prima di registrare il disco vero, ma lui la mise sul film così. Intendiamoci, a Tarantino non voglio fare nessuna predica. Mi è simpatico e gli sono grato dei tanti complimenti che mi ha dedicato. Però è preoccupante che metta sul film una versione così provvisoria di una canzone suonata solo al pianoforte".
    - Quando ha ritirato il Golden Globe per tuo conto, ha rilasciato una dichiarazione di cui si è parlato molto: "Morricone è come Mozart, come Schubert". Cos'hai pensato?, chiede poi, in un altro passo del libro, Tornatore a Morricone. "Penso che sia stato generoso, e che probabilmente nemmeno lui credeva a ciò che diceva. Però aggiungo che il giudizio su qualsiasi artista, e non parlo solo di compositori, puoi darlo davvero solo dopo la sua morte, dopo lo studio attento delle sue partiture, dei suoi quadri o delle sue sculture. Non puoi valutarlo subito. A volte qualcosa ci entusiasma, ma poi ci ripensiamo, ci correggiamo.
    Le sue parole un po' mi hanno fatto piacere, un po' mi hanno anche dato l'impressione che stesse prendendomi per i fondelli, forse con l'obiettivo di creare pubblicità attorno al film. Non credo a giudizi simili, sono adulazioni. Quando ero giovane e mi dicevano bravissimo, mi scocciava molto. Adesso sto zitto e mi dico: 'E se fosse sincero?'". (@2018 HarperCollins Italia SpA Pubblicato in accordo con Delia Agenzia Letteraria).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it