Cultura

Servillo, il teatro lavora nelle coscienze

A Giornate e in sala con docu su 'Elvira'. Nuovo film con Igort

Toni Servillo

Redazione Ansa

    (ANSA) - VENEZIA, 3 SET - Il teatro "nella sua dimensione di officina, nella sua capacità di lavorare sulla coscienza di una persona, dell'attore, invitandolo a considerare il personaggio come un paesaggio misterioso da attraversare, dal quale ritornare rinnovato, cambiato". E' ciò che mostra, spiega Toni Servillo all'ANSA, 'Il teatro al lavoro' documentario di Massimiliano Pacifico dedicato alla 'costruzione' di 'Elvira' di Brigitte Jacques, lo spettacolo, tratto dalle lezioni tenute dal grande attore Louis Jouvet nel 1940, con il quale Servillo ha riempito i teatri nelle ultime stagioni e di cui presto riprenderà la tournée.
    Il documentario debutta alla Mostra del cinema di Venezia, alle Giornate degli Autori, proposto insieme al corto di Peter Marcias, L'unica lezione, sull'incontro con gli studenti che il grande regista iraniano Abbas Kiarostami tenne nel 2001 all'Università di Cagliari. Un'accoppiata che arriverà anche nelle sale cinematografiche in autunno, distribuita da Kio Film.
    Servillo, più volte protagonista in concorso al lido, tifa quest'anno per l'amico fraterno Mario Martone (in gara con Capri revolution) cofondatore con lui e insieme a Antonio Neiwiller nel 1987 della straordinaria realtà di Teatri Uniti. "Con Mario c'è un rapporto profondo... spero che vinca" dice sorridendo. E nell'anno in cui la Mostra presenta due film legati a fumettisti come Gipi (regista di Il ragazzo più felice del mondo) e Zerocalcare, cosceneggiatore per il film tratto dalla sua graphic novel La profezia dell'armadillo, l'attore ha da poco finito le riprese, di '5 è il numero perfetto', debutto alla regia di un altro maestro del fumetto, Igort, con Valeria Golino come coprotagonista. E' affresco napoletano dell'Italia degli anni '70. "Igort è un grande artista, penso che farà anche un bel film".
    Cosa ci insegna Jouvet? "Ad esempio la necessità di ritrovare un tensione pedagogica, dove il pedagogo non mantiene la visione di adulto ma celebra nei ragazzi lo stupore dell'infanzia". Oggi "non è facile trovare un dialogo con i ragazzi, più abituati a mezzi di comunicazione superficiali e elementari, ma chi si avvicina al teatro sa che deve affrontare la complessità". Il cinema italiano non si avvicina spesso al racconto del teatro, "però - commenta - c'è grande curiosità soprattutto dai registi delle ultime generazioni nei confronti degli attori di teatro".
    Come vive i festival? "Sono occasioni di incontri, approfondimento, lavoro e di tappeti rossi, comunque importanti perché da lì passano anche grandi registi e grandi opere. Poi le sezioni collaterali ospitano spesso voci che non hanno altre opportunità di farsi sentire".
   

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