Cultura

Tara Westover, la fede può essere meravigliosa e terribile

Autrice bestseller a Letterature con suo esordio 'L'educazione'

Redazione Ansa

Cresciuta senza essere registrata all'anagrafe, senza andare a scuola, senza mai essere visitata da un dottore, in una famiglia di mormoni estremi, Tara Westover ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia nel memoir 'L'educazione', fortunato esordio pubblicato in Italia da Feltrinelli, bestseller negli Stati Uniti e in Inghilterra, in corso di pubblicazione in 53 paesi.
    Ma non punta il dito sulla fede: "Può essere meravigliosa e terribile e la stessa cosa si può dire delle persone" spiega all'ANSA al suo arrivo a Roma dove il 7 giugno inaugurerà il primo appuntamento del Festival internazionale Letterature alla Basilica di Massenzio. Alla serata, che vedrà sul palco anche Gianrico Carofiglio e Aurelio Picca, leggerà un inedito legato al suo libro in cui si chiede cosa succede quando si cambia e cosa accade alle persone attorno a te. L'appuntamento sarà aperta da Fabrizio Gifuni che leggerà un testo dello scrittore e giornalista turco Ahmet Altan, incarcerato per reati d'opinione nel 2015.
    "Non mi piace l'idea di dover trovare un capro espiatorio nella religione. I fattori che portano all'estremismo possono essere tanti altri, economici, psicologici. Così l'estremismo di mio padre non lo attribuisco alla religione, forse è un bipolare e questa sua malattia lo ha portato ad essere un estremista religioso. A volte la religione è un modo per schermarsi e non farsi domande profonde su noi stessi" racconta la Westover, originaria dell'Idaho dove è nata nel 1986, che ora vive nel Regno Unito, ma la prossima estate partirà per New York.
    Per la giovane autrice vissuta fino a 17 anni in una bolla, che non aveva idea di cosa fosse l'Olocausto o l'attacco alle Torri Gemelle, riuscire come autodidatta a iscriversi all'Università e a laurearsi, non è stato facile. Allontanarsi dalla sua famiglia che, nonostante le violenze amava, è stato lacerante. Così dedicarsi a 'L'educazione' è stato "un modo - racconta - per dare voce a quell'aiuto che io avrei voluto ricevere in quel periodo della mia vita. Ho scritto i primi due capitoli senza avere un agente letterario. Poi lo ho fatto vedere e, quando sono stata incoraggiata a continuare, sono fuggita spaventata. Avevo paura di dover scrivere un libro come voleva l'agente che ho però rincontrato a stesura finita e il memoir è stato pubblicato in una settimana". Non ci sono "molte storie di questo tipo scritte alla mia età. Ma, se avessi lavorato a questo memoir a 50 o 60 anni, il mio modo di raccontare sarebbe stato più pacato. Magari avrei fatto pace con quei conflitti. Invece lo ho voluto scrivere ora per catturare i sentimenti, le mie emozioni" racconta la Westover. Con 'L'educazione' "ho imparato soprattutto - dice - ad amare me stessa. Ero disposta a perdonare i miei genitori senza per forza riconciliarmi con loro".
    A segnare profondamente la psiche della Westover è stato soprattutto il rapporto, nella sua numerosa famiglia, con il fratello maggiore Shawn. "Era fisicamente violento e in famiglia si sapeva, ma non se ne poteva parlare. Anzi i miei genitori hanno cercato di convincermi che non avevo subito violenze, quasi fossi una pazza. E per un periodo sono riusciti a farmelo credere. La cosa peggiore è stato questo tentativo di destabilizzarmi, di minare la realtà che avevo vissuto. Ed è stata una cosa particolarmente dura, perché tendiamo ad avere fiducia dei nostri parenti, quasi più di noi stessi. Anche i peggiori rapporti possono nascere dall'amore ed è dura quando si sceglie di tagliare" sottolinea.
    Il padre gestiva una discarica e ha subito gravi ustioni, ma si è sempre curato a casa. La madre, ostetrica e guaritrice, è una donna che ha accettato la sottomissione. 'L'educazione' è stato "letto e sostenuto dalla famiglia allargata dalla parte di mia madre, mentre l'altra parte dei miei familiari non so cosa pensa e se lo ha letto" spiega la Westover. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it