Cultura

Giorno Memoria: Leggi razziali, il re alla sbarra

Evento teatrale ha aperto la settimana di celebrazioni

Redazione Ansa

''Viene riscontrato l'atto d'accusa contro re Vittorio Emanuele III per tradimento allo spirito e ai contenuti della legge fondamentale del Regno d'Italia'': questo il verdetto che ha concluso ieri sera all'Auditorium Parco della Musica di Roma, 'Il processo', rappresentazione teatrale che ha aperto quest'anno la settimana di eventi in memoria, nella quale, con l'intervento sul palco di veri giudici e avvocati, è stato idealmente portato alla sbarra da imputato l'allora monarca Savoia, per la firma nel 1938 delle leggi razziali. La ricostruzione, curata per la parte processuale da Elisa Greco, con la regia di Angelo Bucarelli, su un progetto di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, che da cinque anni realizzano per l'Unione delle comunità ebraiche italiane l'evento istituzionale per il Giorno della Memoria, verrà trasmesso da Rai Storia il 27 gennaio in prima serata, all'interno di un documentario realizzato da Bruna Bertani.
    Davanti alla Corte, composta dalla presidente, Paola Severino, Rettore e Professore della Luiss, e i giudici a latere Rosario Spina (Consigliere del Csm) e il magistrato Giuseppe Ayala, si è svolto il dibattimento processuale, con il Procuratore Militare Marco De Paolis nel ruolo di Pubblico Ministero e Giorgio Sacerdoti (presidente del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) per la Parte Civile, mentre Umberto Ambrosoli ha incarnato l'autodifesa dell'imputato Vittorio Emanuele III. Oltre due ore, con in sala fra gli altri, la presidente della Camera Laura Boldrini, la Ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli, e il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, scandite con pathos dalla rievocazione del dolore, i drammi e le ingiustizie causate da quelle leggi, applicate con straordinaria meticolosità e velocità, come ha ricordato la voce narrante Marco Baliani. Tra le testimonianze quelle di Piera Levi Montalcini, nipote della scienziata, costretta, insieme ad altri futuri premi Nobel (da Luria a Modigliani), dopo le leggi ad emigrare; la bisnipote dell'eroe dei due mondi Anita Garibaldi, figlia del parlamentare Ezio Garibaldi, che rifiutò di firmare le leggi; Carla Perugia della Rocca, che ne visse a 11 anni con la sua famiglia le conseguenze, e Morgane Kendrigan, nipote di un altra vittima dei provvedimenti, Elio Cittone.
    Testimoni d'accusa, il giornalista e saggista Lorenzo del Boca ('Maledetti Savoia'), a rappresentare 'la Storia' e l'economista Enrico Giovannini nei panni dell'Economia italiana che dalle leggi razziali subì danni profondissimi. Mentre per la difesa gli avvocati Giovanni Rucellai e Matias Manco hanno sostenuto le ragioni del re, ribadite nell'arringa finale di Vittorio Emanuele III/Ambrosoli: nelle loro argomentazioni, la firma delle leggi razziali sarebbe stato un esecrabile ''male minore'' per evitare una guerra civile e l'occupazione tedesca dell'Italia già nel 1938. Ragioni respinte dalla Corte: ''la popolazione italiana fu tradita da colui che avrebbe dovuto tenerla in conto e salvaguardarla''. E in chiusura Maurizio Molinari ha ricordato come dopo la guerra le vittime spesso non ebbero giustizia. Ad aprire la serata è stata invece la prima mondiale, alla presenza della famiglia del musicista, nell'esecuzione di Francesca Dego (violino) e Francesca Leonardi (piano), della 'Ballata' firmata da un altro artista che a causa delle leggi razziali lasciò l'Italia, Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore ammirato da Toscanini e Heifetz, di cui ricorre il cinquantenario della morte.
   

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