Cultura

L'addio al Manifesto di Valentino Parlato

Non è più giornale-partito. rossanda ha ragione. crisi di linea,ma continuerò la mia battaglia

Valentino Parlato

Redazione Ansa

Le righe di addio sul giornale di ieri (13 dicembre 2012, ndr) ''le ho scritte con autentica sofferenza. Il Manifesto e' tanta parte della mia vita. Ma non vado ne' in campagna ne' in esilio. Rimango comunque un lettore del Manifesto e continuero' la mia battaglia. E' un addio polemico''.

Così a Repubblica Valentino Parlato, tra i fondatori del Manifesto, spiegava le ragioni del suo addio al giornale annunciato con 17 righe in prima pagina. ''Il Manifesto e' un giornale decaduto - spiega Parlato -. Doveva rimanere un giornale di partito e invece quel ruolo si e' dissolto. E' un giornale come gli altri, per giunta in difficolta' economiche. Generico e povero. Ed e' mancato un dibattito forte per rinnovarlo''. ''Mi pento - aggiunge - di non essermi associato prima alla posizione di Rossanda''. ''La direzione Rangeri ha lavorato tantissimo - riconosce Parlato - ma per la sopravvivenza e non si e' riusciti a ridiscutere il prodotto''.

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