Cultura

All'Accademia di Romania 'Athos, i colori della fede'

120 foto Kalafatis raccontano vita e spiritualità monaci

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 6 MAG - Spiritualità e fede, silenzio e mistero, paesaggi naturali incontaminati, meditazione. E' il Monte Athos, la 'repubblica teocratica' nel nord della Grecia, regione dove i monaci ortodossi sparpagliata in una manciata di monasteri medievali conducono un'esistenza fatta di lavoro e preghiera, tenendo in vita abitudini vecchie di secoli.
    Un'esistenza che viene raccontata dal fotografo greco Stratos Kalafatis. Promossa dall'ambasciata ellenica in Italia e la Sezione Italiana della Fondazione Ellenica di Cultura, l'esposizione 'Athos, i colori della fede' (che si inaugura oggi e che resta aperta fino al 22 maggio), propone 120 scatti realizzati fra il 2008 e il 2013. Un arco di tempo, dice il fotografo ad ANSAmed "in cui sono stato al Monte Athos 26 volte, per un totale di 200 giorni circa. Ho fotografato i monaci come avrei fotografato un altro soggetto umano. Da loro ho avuto ospitalità, calore, amicizia, disponibilità. Nei miei percorsi ho visto luoghi, volti, immagini, soprattutto quella della croce, che col passare del tempo, da oggetto esterno è diventato un momento interiore.
    Penso che se tra i cristiani ci sono differenze, tutti quanti ci ritroviamo nella croce, un simbolo fortissimo".
    Nelle foto di Kalafatis, che hanno tutte una grande forza cromatica, la croce ricorre infatti spesso, in fogge, colori e dimensioni diverse. Poi ci sono i volti: monaci vecchi, barbuti, ma anche giovani, ritratti in una luce quasi caravaggesca o che evocano Rembrandt. "E' vero, perché a Monte Athos non c'è elettricità, o c'è la luce naturale o quella delle candele. Così ho fatto quei ritratti come avrebbe fatto un pittore del passato. E d'altra parte tra le mie influenze, oltre ai fotografi Diane Arbus, Anders Petersen e Alex Hoff, ci sono molti pittori del Rinascimento", spiega l'artista, originario di Kavala, nel nord della Grecia.
    Luogo interdetto alle donne (un bando detto 'avaton'. E se non si è ortodossi, il tempo della visita è assai limitato anche per gli uomini) e che risponde direttamente al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e non al governo di Atene, il Monte Athos trova nelle foto di Kalafatis tutta la sua potenza evocativa, fuori dal tempo, anche negli oggetti ritratti: una mensa apparecchiata, un pesce nel piatto, il braccio di un monaco su cui siede un pappagallo, un monaco che lavora nei campi.
    Kalafatis si inserisce cosi in una tradizione in cui la fotografia tenta di entrare in questo luogo misterioso: il primo fotografo a giungervi fu il russo Sebastianof che, nel 1860, produsse circa 40.000 scatti su lastra di vetro. Seguirono, nel XX secolo, nomi illustri come Stephane Passet e Fred Boissonnas, oltre a una serie di famosi fotografi greci negli anni '50 e '60, come Takis Tloupas, Kostas Balafas e Spyros Metletzis.
    (ANSAmed).
   

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