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Shakespeare: 'Essere o non essere' al top citazioni

Dalla 'materia dei sogni' al 'mio regno per un cavallo'

Shakespeare: 'Essere o non essere' al top citazioni

Redazione Ansa

"Essere o non essere" è forse la frase più celebre della letteratura occidentale, citata, abusata, strapazzata da comici come dalla gente comune, che magari non ricorda nemmeno come a pronunciarla sia il protagonista della tragedia 'Amleto', ancor viva oggi, a 400 anni dalla morte del suo autore, William Shakespeare, avvenuta il 23 aprile 1616. Ma questa citazione non è unica, vista la ricchezza dell'opera teatrale del grande drammaturgo inglese, e basterebbe aggiungere, per esempio, "Il mio regno per un cavallo", che Riccardo III pronuncia dopo essere stato disarcionato durante la battaglia di Bosworth Field, dove sarà ucciso dal Conte di Richmond.
    Ecco allora una brevissima antologia di citazioni shakespeariane, senza quindi alcuna pretesa di completezza, anzi seguendo ciò che più ci risuona nella memoria e lungo un percorso attraverso i versi delle sue opere teatrali che ognuno potrebbe compiere diversamente. - "Essere o non essere, questo è il problema. È forse più nobile soffrire, nell'intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna, o imbracciar l'armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine?" (da 'Amleto').
    - "Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita" (La tempesta).
    - "La vita è un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più. Una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla" (Macbeth, dopo la morte della moglie).
    - "Se ci pungete, non sanguiniamo, e se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?" (l'ebreo Shylock per rivendicare la propria umanità ne Il mercante di Venezia).
    - "Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia". (Amleto).
    - "D'ora in avanti tu chiamami 'Amore', ed io sarò per te non più Romeo, perché m'avrai così ribattezzato" (Romeo e Giulietta).
    - "Non desidero una rosa a Natale più di quanto possa desiderar la neve a maggio: d'ogni cosa mi piace che maturi quando è la sua stagione" (Pene d'amore perdute).
    - "Quanto è più crudele del morso di un serpente l'ingratitudine di un figlio" (Re Lear).
    - "La colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni. Non dare la colpa alle stelle, ma guarda in te stesso" (Giulio Cesare).
    - "Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!" (Riccardo III). (ANSA).
   

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