Cultura

Roderick Duddle di Michele Mari

Con romanzo atmosfera dickensiana in cinquina Premio Campiello

Roderick Duddle sono io di Michele Mari

Redazione Ansa

MICHELE MARI, RODERICK DUDDLE, (Einaudi, pag. 496; Euro 22,00)
    Roderick Duddle sono io, ammonisce quasi Michele Mari all'inizio del suo nuovo romanzo per spaventare il suo oramai non più sprovveduto lettore. E infatti entrato nell'atmosfera dickensiana del libro, avviluppato nelle mille spire di una trama estremamente complessa, impantanato nei giochi di nomi e parentele, il disincantato lettore sarà certo solo del fatto che il protagonista non ha nulla a che vedere con il suo autore.
    Perchè Michele Mari, capace ancora una volta di incantare con il suo gioco di piani e di rimandi, con la sua ricchezza lessicale e di atmosfere, non può essere certo un bambino, scaltro, ma puro e disincantato come Roderick Duddle. Anche perchè di Roderick Duddle, si scoprirà ben presto, ce ne è più di uno. O almeno così cercheranno di far credere la Badessa di un convento molto poco santo, e la sua squadra ben addestrata solo nel nascondere segreti, capitanata dalla monaca Allison che di segreto ne ha uno più delle altre. Il fatto è che quel bambino, figlio di una ragazza madre del convento venduta dalle sante donne al proprietario di una locanda, l'Oca Rossa - un pò ricovero per delinquenti di passaggio, un pò bordello - per votarsi alla prostituzione, è a sua insaputa l'erede della fortuna di una ricchissima e nobile famiglia oramai arrivata ad estinguersi se non per quell'unico bambino che però non si trova. Ma quando si scoprirà il 'generoso' proprietario l'avrà già cacciato. A cercarlo saranno allora in molti, espressione di ogni fantasioso tipo di umanità, in una rocambolesca macchina di menzogne e di morte, che si sviluppa in una tanto immaginaria quanto realistica Gran Bretagna ottocentesca, avvolta dalla miseria, dalla follia, dalla paura. La ricchezza, il sogno della ricchezza, mette in moto una trama ricca e affascinante molto complessa e ricercata, tra continue scoperte e colpi di scena, con personaggi che si moltiplicano così come si moltiplicano - per terra e per mare - le località in cui tocca al lettore inseguirli, e nella quale i due unici personaggi inconsapevoli di tutto sono i due bambini, il vero e il falso Roderick Duddle.
    Lo stesso Michele Mari, in un'intervista sul romanzo, si diverte come spesso usa fare, ad identificare le citazioni e i referenti letterari, che in questo caso vanno dal ''nume tutelare'' Dickens, a Stevenson che arriva al momento dell'imbarco di Roderick come mozzo di una nave, ma non mancano le incursioni nel nome di Fielding e Sterne, per non parlare di Conrad ma anche per lo scandalo religioso di ''Diderot, Sade, Restif de la Bretonne, e del Manzoni della Monaca di Monza''. E così via. Ma a dire la verità, come sempre, alla fine tutto questo non è molto importante perchè Mari riesce a ricostruire un mondo totalmente suo, che qui ha una cruda, spietata umanità ed è inevitabilmente affascinante. La cinquina del Premio Campiello è certo ben meritata.
   

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