Cronaca

Con il Ramadan in classe 6 studenti su 21, 'ecco la scuola di Valditara'

Docente biellese: 'In classe 70% di stranieri, una ricchezza'

Post Facebook di ROBERTO PIETROBON

Redazione Ansa

Con un tetto agli alunni stranieri si rischia di avere classi vuote nelle scuole italiane. E' la riflessione di un insegnante biellese, Roberto Pietrobon, maestro nella scuola elementare del quartiere popolare biellese di Villaggio Lamarmora, all'indomani della festa del Ramadan che ha lasciato la sua classe con soli 6 scolari.

L'insegnante ha scritto un post sul suo profilo Facebook per fare gli auguri ai suoi alunni, la maggior parte di fede islamica, per la festa religiosa, evidenziando la presenza in classe, nel giorno della celebrazione, di soli 6 bambini su 21. "E' la festa di fine Ramadan e al netto di tutto questa è la fotografia di cosa succederebbe se le nostre scuole fossero 'italianissime' come vorrebbe questo governo. W la scuola multietnica! W le differenze che sono ricchezza, contaminazione, crescita!" si legge nel post.

Il maestro biellese spiega di avere scritto il messaggio perché "i momenti di confronto in classe sono molti, i bambini stranieri ci tengono a condividere le loro abitudini e in questo modo anche gli italiani capiscono il perché di certi usi.

Trovo importante diffondere questi pensieri anche fuori dall'aula. Il giorno della festa di fine Ramadan ci sono stati solo sei alunni presenti su 21 totali e anche due bambini italiani hanno scelto di non venire a scuola perché non avremmo fatto molto. - afferma Pietrobon - In classe non ci sono problemi di integrazione, tutti parlano italiano perché sono nati in Italia o perché l'hanno imparato rapidamente. Anche con i genitori c'é un buon rapporto, quelli dei bambini stranieri hanno hanno più rispetto degli italiani verso gli insegnanti".

Secondo il maestro nei bambini di origine straniera è molto più spiccata la voglia di imparare e non si riscontra nessun problema di apprendimento: "Sentono molto il senso del dovere nei confronti delle proprie famiglie, che hanno fatto molti sacrifici per mandarli a scuola".

La proposta di alcuni esponenti del governo italiano è, secondo l'insegnante, inopportuna: "Se fissassimo un tetto massimo agli stranieri in classe io avrei le aule vuote perché ci sono zone e quartieri della città popolate principalmente da famiglie non italiane, come quello in cui insegno. Dove dovrebbero andare quei bambini a scuola? in centro? in tutti i quartieri i bambini vanno e devono poter andare a scuola".

L'insegnante sostiene la necessità di un percorso di riconoscimento reciproco delle culture presenti oggi in una società multietnica come quella italiana: "Uno stravolgimento delle feste comandate sul calendario non è utile al cambio di mentalità, il processo deve essere graduale, deve passare attraverso il dialogo e il riconoscimento reciproco delle rispettive tradizioni" conclude.

   

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