Cronaca

'In piazza lo stesso', scontro sul rinvio dei cortei

Meloni: 'Le manifestazioni preoccupano'. Fermato a Roma lo chef Rubio

Redazione Ansa

 Alla vigilia del Giorno della memoria arriva lo stop delle questure ai cortei pro-Palestina indetti per domani in varie città italiane. E si accende lo scontro. "La repressione non ci fermerà" assicurano i giovani palestinesi che confermano gli appuntamenti a Milano, Roma, Napoli e Cagliari.
"Scendiamo in piazza contro i divieti perché abbiamo memoria" sottolineano.

 

Le prescrizioni delle questure sono state notificate in mattinata e hanno accolto l'invito contenuto nella circolare di ieri del Dipartimento della Pubblica sicurezza a prevedere un rinvio dei cortei indetti nel giorno della commemorazione della Shoah.
"È una questione che ci preoccupa abbastanza in questo momento al di là del merito delle manifestazioni perché in Italia, come sapete, rispettiamo il diritto di manifestare", aveva detto stamattina la premier Giorgia Meloni. Per il corteo di Roma l'indicazione fornita ai promotori è di spostarlo ad altra data, a partire da domenica. "È estremamente grave che la comunità ebraica incida su una decisione già presa dall'autorità competente che aveva autorizzato il nostro corteo" è il commento a caldo di Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestinesi.

"È una decisione che aumenta la rabbia - aggiunge - Noi ci riserveremo di decidere se manifestare il 28 ma non possiamo garantire che non ci siano persone che domani scendano comunque in piazza". E anche a Napoli la Rete per Palestina lancia un sit-in alle 11 in piazza San Domenico: "Sfidiamo i divieti di Piantedosi" per "urlare mai più al genocidio di un popolo" e "chiedere il cessate il fuoco".
Mentre l'associazione dei palestinesi d'Italia, nel rispetto dell'ordinanza, ha deciso di spostare a domenica il corteo di Milano, convocando per domani nel primo pomeriggio una conferenza stampa.
Resta, dunque, alta l'attenzione delle forze dell'ordine nelle aree in cui erano state annunciate le varie proteste.


Intanto oggi a Roma si sono registrati momenti di tensione durante un sit-in alla Farnesina quando alcuni manifestanti hanno tentato di imbrattare di rosso la bandiera di Israele raffigurata su dei cartelli: gli agenti lo hanno impedito.Un presidio a cui era atteso anche Gabriele Rubini, in arte chef Rubio, da sempre attivo per la causa palestinese. Il noto personaggio televisivo, però, durante il tragitto verso il ministero è stato fermato per un controllo dalla polizia che ha trovato nell'auto una tanica con dentro cinque litri di una sostanza compatibile con sangue animale.

Portato in commissariato per le verifiche del caso, Chef Rubio ha riferito che si trattava di sangue di origine bovina e suina destinato ad usi culinari. La polizia scientifica ha prelevato un campione della sostanza per effettuare le analisi e, in base all'esito, si procederà eventualmente a norma di legge. Nel frattempo il diretto interessato, in un comunicato letto dai manifestanti, ha assicurato: "Ogni sabato abbiamo marciato e ogni sabato marceremo finché la Palestina non tornerà libera".


E la scelta del rinvio dei sit-in di domani è stata accolta con favore dalle istituzioni. Per il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è "il minimo senso di civiltà che si possa pretendere, per rispetto verso il dramma che ha subito il popolo ebraico e verso le persecuzioni".

Secondo Fedriga quei cortei rappresenterebbero "emblematicamente un atto di antisemitismo puro". Più cauto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che considera "insensato mettersi a discutere o a commentare una decisione del genere". Mentre per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, "il Giorno della memoria ha un valore particolare che va tenuto fuori dalla legittima discussione sulla guerra. Questa giusta discussione politica - aggiunge - è brutto che avvenga nel giorno in cui ricordiamo la Shoah, che ha una sua unicità e non è paragonabile ad altro crimine. Io sento profondamente questa unicità, e non è bello che proprio quel giorno questo dibattito possa portare a espressioni di antisemitismo, di attacco". 

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