Cronaca

Cavo d'acciaio teso in strada, fermato un complice di Baiocco

Accusa è blocco stradale. Si sta rintracciando il terzo giovane

Redazione Ansa

 E' stato fermato uno dei due complici di Alex Baiocco, il 24enne milanese già in carcere per aver teso, alle 2 dello scorso 4 gennaio, un filo di acciaio ad altezza d'uomo in viale Toscana a Milano mettendo in pericolo la vita specialmente di motociclisti e ciclisti. Il fermo per blocco stradale è stato eseguito nella notte a Monza dai Carabinieri della Compagnia Monforte. Il giovane, 18 anni, è stato portato in carcere sempre a Monza. Ora si sta rintracciando il terzo ragazzo. 

Resta in cella ma solo per l'accusa di blocco stradale e non per strage e attentato alla sicurezza dei trasporti il 24enne Alex Baiocco, in carcere dalla notte fra mercoledì e giovedì scorsi per aver teso con due complici ancora ricercati un cavo d'acciaio ad altezza d'uomo lungo un viale di Milano.
    E' quanto si legge nell'ordinanza di convalida dell'arresto e dell'applicazione della misura cautelare depositata stamani dal gip Domenico Santoro il quale ha disposto anche che la direzione della carcere trasmetta con urgenza "dettagliata ed approfondita relazione sanitaria che descriva le condizioni di salute psico-fisica" del giovane "con riserva di ulteriormente provvedere nel suo interesse".

E' "difficile individuare un termine diverso dall'aggettivo assurda per poter definire la condotta" di Alex Baiocco e dei due complici che attorno alle due di notte del 4 gennaio hanno teso un cavo d'acciaio, ad altezza uomo, ancorandolo al corrimano della pensilina dell'autobus 91 e ad un palo della segnaletica verticale in viale Toscana, mettendo in pericolo l'Incolumità soprattutto di motociclisti e ciclisti. Lo si legge nell'ordinanza con cui il gip di Milano Domenico Santoro ha convalidato l'arresto del giovane e disposto il carcere ma solo per uno dei tre reati contestati dal pm Enrico Pavone, ossia solo per blocco stradale. Secondo il giudice tale condotta non integra il reato di strage che "consiste nel fatto di chi, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità, intesa come il bene della sicurezza della vita e della integrità fisica, riferito non già ad una o più persone determinate ma alla collettività nel suo insieme". In questo caso, si legge ancora nel provvedimento, "non è dato evincere che quella condotta (assurda: si ribadisce che appare obiettivamente difficile darne una diversa qualificazione - e di questo l'indagato appare aver preso consapevolezza solo una volta ristretto, per come da lui stesso ammesso in interrogatorio) sia stata accompagnata dal fine di uccidere nel senso richiesto" dalla giurisprudenza. Lo stesso vale per l'accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti. Invece, "allo stato degli atti, non appare dubitabile che il pericolosissimo congegno (...) abbia oggettivamente avuto finalità di ostacolare la libera circolazione" stradale.

Il giudice nel suo provvedimento ha parlato di "modalità e circostanze dei fatti (...) particolarmente allarmanti, alla luce" sia "della scellerata condotta posta in essere" dal 24enne e dai complici, uno dei quali è stato identificato e l'altro è in via di identificazione grazie ai profili social forniti ai carabinieri dal giovane subito dopo l'arresto. Per il gip, che è in attesa della relazione del carcere sulla situazione psico-fisica di Baiocco - risultato dagli atti un ragazzo con una importante fragilità - per poi eventualmente provvedere nel suo interesse, i tre hanno mostrato "insensibilità rispetto ai valori del vivere in comunità".


   

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