Cronaca

'Ho sentito 4 colpi, pensavo fossero petardi di Natale'

Studente italo-ceco racconta gli attimi della strage. Expat, 'città sicura, uno choc'

La strage di Praga

Redazione Ansa

Una città ideale, "un'isola felice" dove "si cammina di notte in sicurezza", la Praga degli italiani che vivono nella capitale ceca. Una piccola comunità che oggi, dopo la strage dell'università, guarda dalle finestre una città "sotto choc": "Non è mai successo nulla di simile, qui". Un colpo alle loro certezze, oltre che alla vita di un luogo "romantico, sereno". Uno choc, appunto.

Luca, 19 anni, è uno studente italo-ceco. Per lui è una giornata normale. "Ero sul tram che doveva attraversare il ponte e passare per la piazza dove è accaduta la sparatoria - racconta all'ANSA - Ma il conduttore ci ha detto di scendere, il tram non poteva andare avanti. Allora sono sceso e ho attraversato il ponte a piedi. Ero a 200 metri. Ho iniziato a sentire due o tre spari, e mentre mi allontanavo ho sentito un altro sparo. All'inizio non avevo molto compreso, pensavo fossero petardi natalizi".

Nel frattempo, poco distante dalla facoltà, cammina in strada Flavio Rosario Glauco Mela, docente di Storia dell'Arte italiana nel corso di Italianistica: "Stavo per attraversare il ponte, perché avevo lezione alle 17,30 - ricorda - ma ero già stato avvisato da alcuni miei studenti. La polizia stava blindando tutta l'area, perché c'era il timore di spari dalle finestre". Il professore pensa subito ai suoi ragazzi: "Sono cechi o slovacchi, e poi ci sono dei ragazzi italiani in Erasmus. I tre italiani che ho nel nostro corso mi hanno risposto, non avevano lezione". E gli altri? "Non tutti hanno risposto - aggiunge - Spero che soltanto non abbiano visto la mia mail". Più tardi racconterà che alcuni studenti sono stati trattenuti nell'ateneo per essere interrogati dalla polizia.

Intanto - accade tutto in poche centinaia di metri - c'è un altro expat italiano, Massimo Bernacconi, che la sparatoria letteralmente l'ha sfiorata. Vive tra Bruxelles, dove lavora nell'Ue, e Praga, dove abita invece la sua famiglia. "Abito a 500 metri. Sono rientrato a casa verso l'una e un quarto. Ho iniziato a sentire ambulanze e auto della polizia - spiega - ma non mi sono preoccupato". Siamo in centro storico: sirene e auto blu sono la norma. Poi però riceve una telefonata dalla figlia, che è al liceo: "Erano bloccati dentro: tutte le scuole, saputa la notizia, hanno sbarrato le porta finché il ministero dell'Interno non ha detto che l'attentatore era uno solo e non era più in condizione di nuocere. Girava voce che fossero due, c'era abbastanza panico".

E pensare che la sua famiglia aveva deciso di trasferirsi nella capitale ceca anche perché in cerca di un luogo più tranquillo dove vivere: "Vivevamo a Bruxelles proprio quando si sono verificati gli episodi di terrorismo, che all'epoca ci hanno toccato molto da vicino - dice - Praga è considerata un'isola felice, dove queste cose non dovrebbero succedere". "Un fulmine a ciel sereno - aggiunge Mela - Vivo qui da 7 anni, è una città tranquilla e sicura. La polizia batte spesso le strade, anche nelle periferie, il rischio di aggressioni non c'è. L'episodio può accadere, ma la città di suo è tranquilla.

Questa strage lascerà un segno indelebile. Dalle immagini che ho visto uno dei morti era proprio sulla strada. Un cadavere in mezzo alla strada, in centro a Praga: sconvolgente". Bernacconi parla infatti di "comunità italiana sconvolta": "Ora si dovrebbe aprire la riflessione sul perché è successo e in questo momento - ragiona - come ha fatto a procurarsi l'arma in una città dove chiunque può passeggiare, anche di notte, senza timore di essere preso di mira da uno sparatore folle proprio lì dove la scorsa settimana ero a fare foto. Potevo esserci io". Oppure uno dei tanti turisti, riflette invece Mela, che affollano la città in questi giorni, coi suoi mercatini e le sue luci di Natale.

E domani, come si sveglieranno gli italiani di Praga? "Ora - dice Luca, che studia in una facoltà lontana dal centro - ci sarà il tema di come migliorare la sicurezza, ma penso che andrò all'università con lo stesso spirito". Bernacconi è sicuro: "Certamente la mia famiglia resterà a Praga. Sarebbe potuto succedere ovunque, non c'è paragone per sicurezza con Bruxelles: qui è un altro pianeta. Non c'è disagio sociale diffuso, è una società sana, di gente che lavora". Più forte, vista dagli italiani di Praga, anche dell'orrore dei proiettili. 
   

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