Cronaca

La lettera aperta di una vittima di violenza: "No al minuto di silenzio, è ora di agire"

Una donna romana di 29 anni scrive all'ANSA: 'Educare, stanziare fondi, servono pene certe'

Una ragazza cammina davanti ad una panchina rossa (archivio)

Redazione Ansa

   In un'intervista all'ANSA a luglio aveva raccontato i suoi sette anni di violenza da parte dell'ex, ora una donna romana di 29 anni, mamma, in una lettera aperta spiega perché è contraria al minuto di silenzio nelle scuole, in onore di Giulia Cecchettin e di tutte le donne vittime di violenze e di femminicidi.

    "Sono una vittima di violenza di genere - scrive -, una di quelle che si è salvata, per ora. Ho letto del minuto di silenzio indetto oggi in ogni scuola di ordine e grado per Giulia e tutte le vittime di violenza di genere. Non sono d'accordo e mia figlia non parteciperà".

   "Basta silenzio, basta mettere in discussione quello che diciamo perché magari, mentre lo raccontiamo, non piangiamo, non urliamo o indossiamo la gonna e basta con 'tranquilla, è un così bravo ragazzo, magari era nervoso e tu hai risposto male'. Basta! Bisogna parlare, dirlo, urlarlo se serve, educare e fare!".

   "Bisogna fare di più - prosegue - per prevenire la violenza sulle donne, fare di più per le vittime di violenza, educare i bambini e le bambine di oggi (uomini e donne di domani) ad affrontare le relazioni, insegnare l'empatia, a fidarsi del loro istinto e del fatto che non è sbagliato dire 'no' se non ci si sente più bene in una relazione. Bisogna investire di più sui Centri Antiviolenza, sostenere di più le donne che intraprendono il percorso per uscire dalla violenza ed investire nella formazione per le forze dell'ordine e per tutto il personale che è e ruota nei tribunali per evitare la vittimizzazione secondaria; e bisogna avere certezza della pena. Basta silenzio. Bisogna agire. Per Giulia, per le altre donne uccise, per noi sopravvissute,- conclude - per le altre donne e per le nostre figlie".

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