Cronaca

Appelli da più parti: "La scuola non si basi solo sul voto"

Al liceo Carducci di Milano test senza valutazioni: "Sforzo per un clima diverso"

Esame in un liceo (archivio)

Redazione Ansa

   La scuola non dovrebbe basarsi esclusivamente sul voto: da tempo, su questo aspetto, giungono appelli da più parti. Dopo la lettera aperta di un neodiplomato di un liceo milanese contro "una scuola dilaniata dalla retorica del merito" in cui una generazione di studenti per soddisfare le aspettative "rischia il completo annullamento", il "burnout", anche psicologi che di scuola si occupano e presidi concordano.

    Quest'anno in due classi del liceo Classico Carducci di Milano è stata sperimentata la didattica senza voti "che ha trovato il gradimento degli alunni e delle loro famiglie. Ci stiamo sforzando per creare un clima diverso" racconta il preside Andrea Di Mario. Invece della classica valutazione, agli studenti venivano forniti degli appunti su punti di forza e debolezze della loro prova e consigli per migliorare.

    "Dai registri elettronici abbiamo già eliminato i voti con il meno e il più, vorremmo togliere anche i mezzi e la media - spiega - e c'è bisogno di una didattica diversa. Non è che senza i voti riduciamo l'ansia. Ma la domanda che ci dobbiamo porre è: stiamo sfruttando l'intelligenza dei nostri ragazzi? No. Perché la didattica che c'è non va bene. E la valutazione è la cloaca di un sistema che non va bene". E anche la maturità "a che serve? la valutazione dovrebbero farla in entrata le università, farla noi in uscita non serve a niente".

    "La richiesta degli studenti è di essere considerati nella loro globalità dalla scuola", osserva lo psicologo Carlo Trionfi, direttore del Centro studi Famiglia di Milano. "L'apprendimento - aggiunge - deve passare attraverso il riconoscimento, anche di carattere affettivo: uno studente, per amare la materia, deve sentirsi amato dalla scuola".

    "Oggi il voto - commenta la psicologa di Sondrio Maria Cristina Silvestri che ha tenuto corsi per insegnanti e genitori - rischia spesso di risultare un giudizio sulla persona nella sua globalità". Specie nei confronti di quegli studenti che vivono un 'fallimento' scolastico: "Chi perde un anno o viene rimandato - prosegue - viene etichettato come uno che vale di meno" mentre invece diventa fondamentale "sottolineare la necessità di basare la scuola sul principio di equità".

    Evitando il giudizio insito nel voto "per valorizzare le risorse di base, l'impegno e la capacità di apprendere. Il punto di partenza - va avanti - non è la valutazione ma gli sforzi nel correggersi che un alunno sviluppa nel corso degli studi. Siamo ancora lontani da una scuola di questo tipo e dall'eliminazione del voto". Ma qualcosa comunque si muove.  
   

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