Cronaca

Ambulante ucciso: la moglie, ora voglio solo giustizia

La rabbia dei nigeriani, 'perché nessuno ha reagito?'

Charity Oriachi, moglie dell'ambulante Alika Ogorchukwu, alla manifestazione della comunit? nigeriana sul luogo dell'omicidio

Redazione Ansa

Si erano salutati la mattina presto, alla stazione di San Severino Marche, dove lei lavora come addetta alle pulizie. "Prendo una brioche" gli aveva detto, porgendogliela e preoccupandosi che il marito la mangiasse. È stato l'ultimo gesto di amore di Charity Oriachi, la moglie di Alika Ogorchukwu, il nigeriano ucciso ieri da un italiano lungo il corso di Civitanova. Lui doveva prendere il treno per raggiungere la costa. È stato il loro ultimo incontro.     Alcuni conoscenti l'hanno poi avvisata per telefono della tragedia ed è stata accompagnata in auto a Civitanova Marche "Ora voglio solo giustizia per mio marito" ha detto piangendo.  A raccontarlo è stata la stessa Charity Oriachi oggi, in piazza, davanti al Comune di Civitanova Marche durante la protesta della comunità nigeriana per l'omicidio del marito Alika.

Doveva essere un presidio per ricordare la vittima, ma si è trasformato in una vera e propria protesta anche con un blocco del traffico, fatto a più riprese. La comunità nigeriana è scesa in strada questa mattina, a Civitanova Marche, manifestando la rabbia per la morte del loro connazionale, Alika Ogorchukwu, 39 anni, ucciso ieri pomeriggio in centro da Fiilippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, perché chiedeva insistentemente l'elemosina. Lungo corso Umberto I, il luogo dove si è consumato l'omicidio, un centinaio di persone gridava "giustizia, giustizia" esibendo una foto del morto e una della violenta aggressione subita. Insieme a loro c'erano anche la moglie della vittima, con il loro bambino, e una nipotina, oltre a diversi cittadini italiani. Alcuni nigeriani se la sono presa con il leader della Lega Matteo Salvini e la sua battaglia contro gli immigrati. "Esci fuori, Salvini - gridavano - esci fuori adesso, tu che non vuoi gli immigrati, esci fuori, esci fuori". La zona è stata presidiata dalla polizia per tutta la durata della manifestazione che non era stata autorizzata ed è nata in maniera spontanea. I manifestanti hanno bloccato il traffico lungo il corso e non hanno fatto passare nemmeno i vigili del fuoco in sirena. Per consentire il passaggio dei mezzi in emergenza è dovuta intervenire la polizia. Momenti di tensione quando due persone, a piedi, hanno inveito contro la protesta. L'onda della folla li ha rincorsi, qualcuno ha gridato "razzisti". Dai manifestanti anche rabbia per l' "indifferenza della cittadinanza", che non era intervenuta mentre l'aggressore ieri finiva a mani nude Alika. "Voglio guardare in faccio questo uomo, e chiedergli perché ha ucciso un padre di famiglia. I want justice per mio marito, I want justice perché mi ha lasciato da sola" le frasi ripetute come un mantra dalla moglie della vittima, Charity Oriachi, presente al presidio. La coppia si era salutata la mattina presto, alla stazione di San Severino Marche, dove lei lavora come addetta alle pulizie. "Prendi una brioche" gli aveva detto, porgendogliela e preoccupandosi che il marito la mangiasse. È stato l'ultimo gesto di amore di Charity. Lui doveva prendere il treno per raggiungere la costa. In corso Umberto I sono stati messi dei fiori nel punto in cui Alika è morto e diversi bigliettini. In uno c'era scritto "stop racism", in un altro "mi vergogno per chi ti ha fatto questo" e in un altro ancora "chiediamoci dove è finita l'umanità". Una delegazione di nigeriani e Charity sono stati ricevuti dal sindaco Fabrizio Ciarapica che si è offerto, come Comune, di pagare il funerale di Alika.

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