Cronaca

Referendum: la Consulta sta esaminando quesiti su giustizia

Ieri la bocciatura di quello sull'eutanasia. Delusione dell'associazione Coscioni: 'Proseguiremo con altri strumenti'

La sede della Corte Costituzionale

Redazione Ansa

La Corte costituzionale ha cominciato oggi l'esame dei referendum, partendo dai sei quesiti che riguardano la giustizia. Il referendum della cannabis sarà dunque, salvo cambio di programmi in corso d'opera, l'ultimo ad essere esaminato dalla Corte costituzionale.

Il primo quesito sulla giustizia riguarda la legge Severino. Obiettivo dei promotori è l'abolizione di uno dei suoi decreti attuativi, l'intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità. Non si tratta dunque solo delle norme contestate dagli amministratori locali, che prevedono la sospensione per chi di loro abbia subito la condanna in primo grado per una serie di reati. Ma anche delle disposizioni che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati.

Il secondo ha per oggetto le norme che disciplinano l'applicazione delle misure cautelari. L'obiettivo è ridurre l'ambito dei reati per i quali è consentita l'applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell'indagato o di inquinamento delle prove.

I rimanenti riguardano temi che si intrecciano con la riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario appena approvata dal Consiglio dei ministri: a partire dal quesito che vuole ottenere la separazione delle carriere in magistratura cancellando le norme che oggi consentono quattro passaggi di funzioni tra giudici e pm e che la riforma vuole ridurre a due. Con altri due quesiti si vuole consentire il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle "pagelle" per i magistrati (misura prevista nella riforma, ma solo quando il Consiglio dell'Ordine abbia segnalato scorrettezze del magistrato) ed eliminare le 25 firme chieste per poter presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Csm (lo fa già la riforma, che ha eliminato anche le liste concorrenti). C'è poi il quesito che con lo slogan 'chi sbaglia paga', vuole introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati: oggi la responsabilità è indiretta, lo Stato risarcisce il cittadino che ha subito un danno ingiusto e poi può rivalersi sul magistrato che ha sbagliato.

La alta Corte ieri ha intanto dichiarato inammissibile il quesito proposto poiché "non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana". Delusione dell' Associazione Coscioni. "Proseguiremo con altri strumenti", dice Marco Cappato che aggiunge: "Il giudice Amato è una personalità molto politica e questa è una decisione politica".  


   

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