(ANSA) - SAN GIUSEPPE JATO, 11 GEN - E' stato Nicola Di
Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, rapito il pomeriggio del
23 novembre 1993 all'età di 12 anni, ad accompagnare il prefetto
di Palermo Giuseppe Forlani, nei luoghi dove 26 anni fa il
ragazzo fu ucciso. L'ordine venne dato ad un gruppo di mafiosi
da Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe
Jato. Il piccolo fu strangolato e poi disciolto nell'acido l'11
gennaio 1996, dopo una prigionia durata oltre due anni, per
vendicare la collaborazione del padre Santo Di Matteo che si era
pentito.
L'edificio dove avvenne il delitto si trova in contrada
Giambascio, nelle campagne di San Cipirello. "Pensare a quello
che è accaduto in questo luogo e a quello che dovuto subire un
bambino induce a riflettere - ha detto il prefetto Forlani - ma
soprattutto conferma che bisogna mantenere altissima la guardia
nei confronti della criminalità organizzata in questi
territori".
Oggi sono stati tanti i momenti di per ricordare il piccolo
Giuseppe e il suo barbaro omicidio. Fuori dall'edificio sono
stati piantati alcuni alberi, mentre i commissari prefettizi di
San Giuseppe Jato hanno presentato il parco urbano che sorgerà
nei terreni confiscati alla famiglia Brusca. "Siamo fermamente
convinte che tutto ciò possa cambiare - dice la commissaria
Ester Mammana - con azioni concrete, non con parole e proclami,
ma con piccoli gesti quotidiani compiuti da ognuno di noi". Una
statua del piccolo Di Matteo donata dallo zio sarà collocata
nell'aula del consiglio comunale. (ANSA).
Mafia: ricordato sacrificio piccolo Di Matteo 26 anni dopo
Prefetto visita prigione bimbo accompagnato dal fratello