Cronaca

Garante, pm hanno immagini ancora più raccapriccianti sulle violenze in carcere

Lamorgese, scene che non avrei mai voluto vedere. Cartabia, vicenda merita un approfondimento

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere

Redazione Ansa

"Le foto e le immagini viste sono solo una parte, quelle più raccapriccianti ce le ha solo la Procura". Così il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, in conferenza stampa sui fatti di Santa Maria Capua Vetere.

"Le immagini sul carcere di Santa Maria Capua Vetere non avrei mai voluto vederle". Così il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese intervenuta a Trentola Ducenta (Caserta) per l'inaugurazione della mostra fotografica "Diego Armando Maradona, il riscatto sociale attraverso lo sport". "Su questa vicenda - aggiunge il ministro - le indagini della magistratura faranno il proprio corso, però bisogna anche dire che non possiamo criminalizzare un intero corpo della Polizia Penitenziaria sulla base di alcune persone" conclude la responsabile del Viminale.

"Sto seguendo con grande attenzione le vicende che meritano un approfondimento". Lo ha detto la ministra Marta Cartabia durante un incontro al Palazzo di giustizia di Catania, riferendosi alle violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. "Mi chiedo - ha aggiunto - come sia possibile che siano accaduti fatti così gravi e di grande turbamento per tutti. Desidero rinnovare la mia vicinanza a tutto il personale delle carceri italiane. Il loro lavoro è tanto prezioso quanto difficile, quanto sottovalutato che questo clima sociale rende più difficile. Molto spesso - ha sottolineato la ministra - non guardiamo oltre le mura del carcere, ma dentro ci sono persone che svolgono un servizio essenziale per tutta la società e devono andare fieri sempre e portare con fierezza la divisa. Per questo la condanna deve essere ferma". La ministra nei prossimi giorni incontrerà la polizia Penitenziaria e successivamente i provveditori

Con tutta probabilità la violenza nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere non fu "un mero incidente di percorso", ma "una costante nel rapporto tra gli indagati e i detenuti". A sottolinearlo è il gip Sergio Enea, nell'ordinanza di custodia cautelare con la quale, lo scorso 28 giugno, ha disposto arresti in carcere, ai domiciliari, obblighi di dimora e provvedimenti di interdizione nei confronti di 52 persone, tra agenti della Polizia Penitenziaria, comandanti e funzionari dell'Amministrazione Penitenziaria.

Nella Parte III dell'ordinanza il giudice spiega che i provvedimenti erano necessari in quanto sussistenti "il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove".
La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nel frattempo, ha presentato appello al Riesame contro la decisione del Gip di respingere alcune richieste di misure cautelari, come quella inflitta al provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sospeso dal servizio perché accusato di depistaggio e favoreggiamento, per il quale erano stati chiesti i domiciliari.
Il rapporto tra agenti e carcerati, fatto di violenza, è "inaccettabile" in uno Stato di Diritto, evidenzia Enea, rimasto particolarmente colpito dalla "assoluta naturalezza e mancanza di ogni forma di titubanza con cui gli indagati hanno sistematicamente malmenato le vittime". 
   

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