Cronaca

I passi per il recupero di Eitan, nessuna bugia sulla tragedia

Dalle prime domande al ritorno a casa, la cosa più tangibile sarà la mancanza

Uno striscione per Eitan appeso dai tifosi della Juventus davanti all'ospedale Regina Margherita

Redazione Ansa

di Elida Sergi

Niente bugie al piccolo Eitan, il bimbo di 5 anni unico superstite della famiglia nella tragedia della funivia Stresa-Mottarone, ma gradualità nell'acquisizione della verità.

Prima di potergli parlare servirà un recupero fisico, poi le parole giuste senza mentirgli perché perderebbe la fiducia nelle figure di riferimento, ma al tempo stesso senza neppure traumatizzarlo secondo gli esperti. Utilizzando delle metafore che siano comprensibili rispetto alle sue esperienze. È probabile che il piccolo, nel quale a soli 5 anni la parte razionale è meno rilevante di quella empatico-istintiva, chieda presto della mamma, del papà e del fratello e comprenda almeno inizialmente che non ci sono, ma solo in una seconda fase, al ritorno a casa, iniziera'a rendersi conto che questa mancanza è definitiva.

Il processo di consapevolezza di ciò che è accaduto sarà tutto in divenire. Ad aiutarlo a capire che la vita che lo attende sarà diversa, ricostruire i pezzi dell'evento tragico dovranno essere i familiari, aiutati dai professionisti. "L'evento potrebbe non aver fatto in tempo a fissarsi nella memoria, anche per piccoli pezzi - spiega Antonella Costantino, presidente Sinpia, Societa' italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e adolescenza - e adesso Eitan ha bisogno di figure note emotivamente che conosca e con cui abbia un legame affettivo, come la zia, che siano capaci di stargli vicino e anche progressivamente aiutarlo a fare i conti con quello che è successo. Con la rabbia, il dispiacere, lo smarrimento e tutte le emozioni che un lutto così radicale ha su un bimbo della sua età. Noi adulti immaginiamo che i bambini siano poco consapevoli: pur non rendendosi conto fino in fondo di cosa è la morte è dai quattro anni che si interrogano e hanno capacità di contatto con le emozioni molto marcata".

"Il primo anno è di riarrangiamento molto profondo dopo un lutto rilevante - aggiunge Costantino - poi piano piano le cose si mettono in cammino ma 'vanno e tornano'. Ci sono in genere momenti in cui sta meglio e in cui si sta peggio. Nel caso di Eitan gli adulti devono accompagnare questo andare e venire, senza dirgli di non pensarci, ma nemmeno di focalizzarsi sempre. I bambini davanti a un lutto hanno bisogno di essere aiutati a tenere nella memoria il filo che li lega alla vita precedente. Il dolore diventa più profondo: se non se ne può più parlare non lo si elabora".

"In questo momento-aggiunge Enrico Zanalda, co-presidente della Sip, Società italiana di psichiatria - sarà la mancanza la cosa più tangibile. Poi ci sarà tempo per spiegare al bambino ad esempio anche che il papà lo ha protetto. Questa parte del racconto sarà successiva, quando subentrerà la fase della razionalità e sarà in grado di comprendere il sacrificio del papà come un'esperienza positiva per certi versi. Ci sarà molto lavoro da fare in futuro, perché ciò che ha vissuto lo segnerà tutta la vita". 
   

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