(ANSA) - BOLOGNA, 28 LUG - "Viviamo giorni dove i criminali
stanno finendo di scontare le loro pene, ed io? La mia pena è
infinita, è a vita; niente protezione, niente anonimato, niente
risarcimento. Vivo nel baratro del mio passato, nascondendomi
nell'oblio per affrontare e sconfiggere ogni giorno il
pregiudizio dell'opinione pubblica, conquistare il mio
quotidiano e dare speranza a quella dei miei figli". Lo scrive
Eva Mikula, all'epoca compagna di Fabio Savi, il 'lungo' della
banda della Uno Bianca e l'unico non poliziotto del gruppo che
dal 1987 al '94 terrorizzo' Emilia-Romagna e Marche, uccidendo
24 persone e ferendone 102. La donna romena, che ora vive tra
Londra e l'Italia, torna a farsi viva con una lettera aperta,
inviata all'ANSA e indirizzata all'allora pm di Rimini Daniele
Paci e ai poliziotti Luciano Baglioni e Pietro Costanza.
"Vi ricordate di me? Di Eva Mikula? Vi siete mai chiesti in
questi 25 anni se è vittima, complice o sopravvissuta?
Sicuramente no. Vi siete presi tutto il merito, certo, io sono
di troppo dopo avermi spremuta come 'un limone' e abbandonata al
mio destino. Una povera ragazza romena insignificante per la
società italiana".
Lo Stato Italiano, prosegue in un altro passaggio, "ha
risarcito i parenti delle vittime con miliardi di lire. Voi
avete avuto i meriti e gradi. Ed io? Ero un personaggio scomodo
sia per i buoni che per i cattivi, nulla è cambiato". (ANSA).
Uno Bianca: Eva Mikula, io abbandonata e senza protezione
"Criminali stanno finendo di scontare pena, la mia è infinita"