Cronaca

Al Trivulzio 'agghiacciante quadro di malasanità'

Da gennaio molti ricoveri per polmoniti. Criticità anche su pazienti entrati dopo epidemia

Coronavirus: perquisizioni Gdf Milano al Trivulzio

Redazione Ansa

Da gennaio in poi al Pio Albergo Trivulzio di Milano sarebbero stati ricoverati molti pazienti con polmoniti o con sintomi da insufficienza respiratoria e "criticità" di questo tipo le avevano anche alcuni dei pazienti (una ventina e ufficialmente 'non Covid') trasferiti al Pat dopo lo scoppio dell'emergenza Coronavirus. Lo ha appreso l'ANSA in merito alle indagini sulla diffusione del contagio nelle Rsa e sulle morti di anziani, coordinate dalla Procura e condotte dalla Gdf che ha sequestrato al Trivulzio centinaia di cartelle cliniche due giorni fa.

Al Pio Albergo Trivulzio c'è "un agghiacciante quadro di malasanità": a dirlo all'ANSA è Alessandro Azzoni, che ha creato il Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio e sta raccogliendo quotidianamente denunce e testimonianze di parenti dei pazienti della più grande rsa di Milano dove "si sta assistendo alla cronaca di una serie di morti annunciate". E questo dopo che la pandemia è già arrivata da un mese e mezzo "e quindi non può più essere considerata un'emergenza: i dirigenti lo sanno quello che sta succedendo, ma hanno altro a cui pensare, a partire dalle indagini".  "A una signora ieri hanno detto che l'ospite di fianco a sua nonna ha i sintomi del Covid ma non la spostano, la lasciano lì e così la condanno a morte", prosegue Azzoni, che ha la madre malata di Alzheimer e ricoverata da due anni nel reparto Fornari del Pat: "Oggi - racconta - ho litigato con un medico per farle fare una flebo, era nel letto senza parlare, non sapevano da quanto non mangia, probabilmente da almeno una settimana, ha una saturazione che richiederebbe una maschera d'ossigeno ma non gliela mettono". "La sua dottoressa curante è sparita - aggiunge - un terzo del personale è a casa infettato e quello che è rimasto fa il possibile ma senza una linea guida. Di fatto il Pat non ha più dirigenza, ci sono mille e più ospiti che riescono ad andare avanti solo e semplicemente grazie a lavoro del personale medico e infermieristico che sta dando tutto. Ma non vengono fatte scelte e nel reparto di mia madre dove ci sono 20 persone, ne sono morte sei già la settimana scorsa". Il Comitato da lui fondato sta cercando di raccogliere più testimonianze possibile tra i parenti che "si dividono tra chi è in lutto ed è molto arrabbiato ma deve elaborare la perdita di un parente, chi è in apprensione per chi è ancora dentro e ce ne sono molti intimiditi nell'esporsi perché temono di avere ripercussioni sui propri cari". 
   

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