Cronaca

Figlia fu uccisa 30 anni fa, 'lo Stato mi risarcisca'

Femminicida vive ora libero in Perù, martedì l'udienza a Roma

Redazione Ansa

Della figlia le sono rimaste solo cinque fotografie. "Tutti gli album li aveva l'assassino il giorno in cui l'ha uccisa" racconta Gigliola Bono, madre di Monia Del Pero, una ragazza bresciana di Manerbio, ammazzata a 19 anni nella notte di Santa Lucia, il 13 dicembre del 1989.

Per quel femminicidio l'assassino non ha mai pagato il risarcimento alla famiglia di Monia. Ora la madre lo chiede allo Stato.

Uno Stato, dice l'avvocato Piera Buffoli, che ha la sua responsabilità anche nei femminicidi "perché non è in grado di proteggere la donna, ma nemmeno di educare gli uomini".

Monia è stata uccisa dall'ex fidanzato che si era liberato del corpo gettandolo dentro ad un sacco in fondo ad un burrone e che poi per tre giorni aveva aiutato la famiglia durante le ricerche. "Non c'entro nulla, non ho fatto niente", ripeteva alla madre di Monia in quelle giornate di apprensione. Confessò poi davanti ai carabinieri, fece trovare il cadavere ma mai i vestiti e l'album fotografico che la ragazza aveva con sé la sera in cui decise di accettare l'invito del suo ex.

Dopo tre anni, la giustizia aveva già messo la parola fine alla vicenda con la condanna in via definitiva per il ragazzo di allora, diventato ora uomo e padre di due bambini, di cui una femmina. "Il giorno del funerale di mia figlia, lui era già a casa", ripete sempre la mamma della vittima.

Tra domiciliari e benefici ha scontato poco più di cinque anni. Ora vive in Perù e non ha mai risarcito la famiglia Del Pero. Per questo, da anni la mamma della ragazza uccisa sta portando avanti una battaglia per ottenere dallo Stato quello che avrebbe dovuto versare l'assassino della figlia.

Il Ministero dell'Interno, il Tar di Brescia, il Consiglio di Stato e il tribunale ordinario di Brescia hanno già dichiarato la propria incompetenza in materia. Ora la palla passa ai giudici di Roma e martedì è in programma l'udienza di ammissione prove.

"C'è una disparità di trattamento tra le vittime. Spero che possa essere sollevata la questione di illegittimità costituzionale", dice l'avvocato Buffoli, che assiste la madre di Monia. "Nel nostro ordinamento ci sono normative che prevedono che, nel caso in cui chi ha procurato il danno non risarcisca, sia lo Stato a farlo. Perché non avviene con i femminicidi?", si chiede il legale che aggiunge:

"Lo Stato ha una responsabilità: non è in grado di proteggere la donna, ma nemmeno di educare gli uomini". La mamma di Monia Del Pero, come prove di quanto accaduto, porterà le sentenze e anche gli atti in grado di dimostrare che l'assassino della figlia non ha risarcito. "So che nella prossima udienza dovrei invece essere chiamata a dimostrare se e che tipo di danno ho subito dalla morte di mia figlia. Non credo - dice - che serva un medico per valutare il dolore di una che vede uscire di casa la figlia 19enne e non la vede più rientrare se non in una bara".

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