Economia

Procura Corte Conti: Mef inadeguato sui rischi dei derivati

Comportamenti omissivi Cannata. Brunetta,si rischia bomba 40 mld

Una sede della Corte dei Conti

Redazione Ansa

Il nodo derivati torna in primo piano sulla scena italiana: non solo le casse pubbliche - grazie all'inadeguatezza dei funzionari del Mef nel valutare i rischi dei prodotti acquistati da una primaria banca internazionale - ci hanno rimesso 4 miliardi di euro, ma i contratti ancora in pancia allo stato potrebbero rappresentare una bomba pronta a esplodere per altri 40 miliardi di euro.

Nell'ambito dell'inchiesta sulla crisi del sistema bancario e finanziario, la commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini ha chiamato oggi in audizione i procuratori presso la procura regionale del Lazio della Corte dei Conti che hanno ricostruito la storia dei contratti che furono stipulati nel 1994 da Via XX Settembre con Morgan Stanley. Una vicenda che ha portato il procuratore Andrea Lupi ad affermare che a parere della procura "il danno c'è stato ed è collegato a comportamenti ampiamente colpevoli non solo dei responsabili di Morgan Stanley ma anche dei dirigenti del Tesoro".

Lo stato italiano, infatti, tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 "ha pagato 4 miliardi di euro nel giro di tre mesi" per far fronte alla richiesta di chiusura anticipata del contratto da parte della banca americana. E tutto avvenne perché il derivato stipulato con Morgan Stanley conteneva appunto una clausola di 'early termination', clausola della quale la stessa Maria Cannata, capo del debito pubblico del Tesoro, dice di esser venuta a conoscenza solo nel 2007.

E' anche per questo che il vice procuratore generale presso la procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, Massimiliano Minerva, ha puntato il dito contro la "inadeguatezza" del Mef nel valutare i rischi dei contratti che stipulava e i "comportamenti omissivi" della stessa Cannata. Quest'ultima per altro non era influenzata e guidata dalla politica, ma aveva un "ruolo dominante" nella gestione del debito e "firmava tutti i contratti derivati". Secondo Minerva, "è sconcertante perché l'amministrazione al momento della sottoscrizione di prodotti finanziari non è pienamente consapevole delle alee che assumeva". Per questa vicenda i dirigenti del Tesoro "sono stati chiamati in giudizio", come ha ricordato Lupi. Ma assieme ad essi sono stati chiamati in causa anche consulenti della banca, che "avrebbe dovuto consigliare il Tesoro indicando i derivati migliori". Invece ci fu "danno dovuto a comportamenti colpevoli" da ambo le parti.

A prospettare altri scenari ben peggiori è stato il vice presidente della commissione banche Renato Brunetta che ha anche puntato il dito contro un comportamento "opaco" del ministro Padoan. Brunetta ha infatti citato stime secondo cui "una bomba di almeno altri 40 miliardi può scoppiare da un momento all'altro in ragione dei contratti sottoscritti da una tecnostruttura che o non capiva o che comunque non è intervenuta per riportare in equilibrio vantaggi e rischi, nei confronti delle più grandi banche al mondo che svolgevano tutte le parti in commedia".

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